Costanza Mignanelli, 34enne nata ad Ancona, è responsabile marketing e comunicazione per una grande azienda locale. Oggi in un libro, “Il Coraggio di Piacersi”, racconta il suo dramma con l’anoressia, vissuto dai 20 ai 25 anni, quando si guardava allo specchio senza riconoscersi, tanto da decidere di smettere di mangiare. Dopo aver toccato il fondo, Costanza ha avuto la forza per rialzarsi, ritrovando l’attaccamento alla vita. Dopo quasi 10 anni, certa di essere uscita dalla battaglia contro “il mostro”, lo racconta in un libro e ne parla su La Verità. “Sicuramente la separazione dei miei, nei 2016, fu il sigillo su qualcosa che non funzionava da tempo: i conflitti di coppia iniziarono quando ero piccola. Non ho memoria di un gesto d’affetto scambiato da mamma e papà”.
Il cibo le piaceva, pur non essendo una bambina che divorava ciò che aveva davanti. “Nell’estate tra gli 11 e i 12 anni il mio corpo sbocciò, spuntarono il seno e le forme. Ricordo che a settembre, al mi ritorno a scuola, c’erano compagni che facevano commenti, non necessariamente con cattiveria. Io non rispondevo, tornavo a casa e piangevo”. Anche la danza ha rappresentato un evento traumatico: “Ho ballato dagli 8 ai 20 anni: quando già non stavo bene: arrivavo alla fine delle coreografie che mi reggevo in piedi a malapena. C’era un confronto continuo con le ragazze e nella mia testa si era creata la convinzione di essere troppo in carne, nonostante non fosse oggettivamente così”.
“L’anoressia? È sempre covata in me”
Nel suo libro Costanza Mignanelli racconta che l’anoressia è sempre stata in sé, sempre covata. “Non ho mai accettato che il mio corpo stesse cambiamento. Dico sempre che, quando smetti di mangiare, è come se non volessi più crescere, non vuoi maturare, è una ricerca inconscia di attenzioni per tornare bambino. Il mostro arrivò dopo l’estate della maturità, di colpo mi sentii liberata dalla responsabilità di portare a casa buoni voti e mi dissi: ora l’obiettivo è dimagrire” spiega a La Verità. Ad infastidirla era tutto: i fianchi, le gambe, il seno.
Nel 2015 si rese conto di avere un problema: “Pesavo circa 54 chili, sono alta 1.74. Capii che la mia mente aveva scatenato tutta una serie di disturbi ingannevoli: continui bruciori di stomaco, nausea appena mi avvicinavo al cibo”. Reagì con panico e la mamma provò a portarla da una psichiatra, ma lei rifiutò. “Quando non potevo evitare pranzi o cene, buttavo il cibo mentre gli altri erano distratti, oppure lo nascondevo in tasca, nei tovaglioli. A Natale me la cavavo mangiando solo verdura, quella era il mio paracadute”. Costanza arrivò a star male fino al momento in cui cercò di uccidersi in ospedale: “Non mi facevano vedere i miei genitori perché, in casi come il mio, si pensa che siano la fonte primaria del problema. Non avevo nulla a cui aggrapparmi. Sono un antinausea nella borsa, il Plasil. Cercai di uccidermi con quello”. La salvò un’infermiera, Nadia. Oggi la 34enne sta bene: l’anoressia “è stata una lezione utile per qualsiasi ostacolo si incontri nella vita”.