Il tempo in cui nacquero ufficialmente i “grillini” e i teorizzatori della “democrazia diretta” via internet era quello della crisi finanziaria mondiale, nata negli Stati Uniti, tra il 2007 e il 2008. Per effetto dell’esposizione diretta o indiretta delle banche di alcuni Paesi europei al fenomeno dei mutui subprime, il contagio si estese a tutta l’Europa in breve tempo. La crisi dei mutui si trasferì all’economia reale statunitense ed europea provocando una caduta di reddito e occupazione. Il 15 settembre 2008 la celebre banca americana Lehman Brothers letteralmente crollò. La crisi finanziaria divenne crisi dei debiti sovrani: il 4 ottobre 2009 si scoprì che la Grecia era un Paese sull’orlo del collasso.



Gli effetti della crisi erano paragonabili a quelli del 1929. Ci volle un presidente americano come Franklin Delano Roosevelt e un grande economista inglese come John Maynard Keynes per porre rimedio a quel disastro. C’è un carteggio tra i due, nei mesi più drammatici di cento anni  fa, che spiega con lucidità i provvedimenti da prendere.



Ma Karl Marx purtroppo aveva perfettamente ragione: Hegel ha dimenticato che la storia senza dubbio si ripete, la prima volta in tragedia, ma la seconda volta in farsa. E in Italia, dove sono nate le Baruffe chiozzotte scritte da Carlo Goldoni, la farsa ha raggiunto vette impensabili. Da queste parti ci sono ormai guitti imbattibili, che subito pensano “piatto ricco mi ci ficco”.

L’8 settembre 2007 Beppe Grillo, un sedicente comico che non sarebbe riuscito a far ridere platee come quelle milanesi dell’Alcione e dello Smeraldo, si improvvisa in leader politico para-comico, lanciando il “V-Day”, parafrasando il “D-Day”, e spiegando la sua creatura con un “vaffanculo”. Eleganza e competenza.



Nasce così il “Vaffa Day” e per le adesioni incredibili che raccoglie diventa un movimento importante della politica italiana.

Grillo era una sorta di “stralunato” che urlava in televisione fin dagli anni Ottanta e Novanta. I suoi programmi li faceva poi circolare in un blog da delirio. Quindi si esibiva a teatro straparlando di tutto. Dopo il Vaffa Day, arriva la fondazione del partito il 4 ottobre 2009 a Milano, insieme a un imprenditore del web, Gianroberto Casaleggio. Si parla di democrazia diretta al posto di democrazia rappresentativa, si straparla di Jean Jacques  Rousseau. Ma in quell’Italia, prostrata da una crisi economica, sociale e politica, che ricorre prevalentemente a governi tecnici, chi vince è il pressappochismo e la grande confusione politica, culturale, economica e sociale.

Nello stesso periodo escono analisi da autentico delirio, come il libro La casta, un perfetto manifesto di qualunquismo. Esce pure un altro libro, Il liberismo è di sinistra, a cui il Premio Nobel per l’economia Paul Krugman riservò una battuta tra il ridicolo e l’inquietante.

È in quell’atmosfera che Grillo si fa largo, attraversando a nuoto lo Stretto di Messina e cominciando a raccogliere consensi a valanga. Nel maggio del 2012 il movimento di Grillo conquista Parma con il sindaco Pizzarotti, e nello stesso anno diventa il primo partito della Sicilia. Seguono alti e bassi e anche i primi litigi all’interno, ma nel 2016 il movimento si presenta in 102 comuni italiani e ne guadagna 38, conquistando 19 città sulle 20 in cui era in lizza al secondo turno, tra cui Torino, con Chiara Appendino, e niente meno che Roma, con Virginia Raggi.

Il successo straordinario arriva nelle lezioni politiche del 2018, con una percentuale che arriva sopra il 32%.

L’Italia tocca forse il punto più basso della sua situazione politica. Il governo del Paese passa al grillismo; il primo esecutivo è un’alleanza tra M5S e Lega, facendo venire alla ribalta un giurista come presidente del Consiglio, che qualcuno scambia per Hans Kelsen (anche se non lo conoscono neppure), professore e avvocato, tale Giuseppe Conte, che pare ritocchi abilmente anche i suoi “curriculum”.

Nell’estate 2019 i 5 Stelle appoggiano la “maggioranza Ursula” e mandano in crisi il governo. Conte ne fa un altro alleandosi con il Partito democratico, dimostrando una coerenza “invidiabile”; una capriola in stile tipicamente grillino, con i suoi fans sparsi nei giornali, il principale dei quali, Il Fatto Quotidiano, sembra la deriva finale del giornalismo italiano.

La vita politica di Conte è un’acrobazia continua e il suo secondo governo va in crisi nel gennaio del 2021. Nasce il governo Draghi e Conte sembra colpito da un fatto personale e diventa una sorta di furia, apparendo in pubblico sempre con viso grave e la pochette nel taschino.

Già alle elezioni europee del 2019 i voti erano calati vistosamente, ma più passa il tempo più ci sono defezioni, fuoruscite e pesanti ridimensionamenti nel voto. Che cosa capita all’interno del M5S? I giornali ne parlano poco. Poi quando Grillo, nominato garante del movimento, sbotta, anche la stampa posseduta dagli ex “capitani di sventura” italiani illumina un poco la scena.

A settembre si comincia a sapere pubblicamente che, da agosto, Conte e Grillo stanno litigando, mandandosi lettere e accuse reciproche. Oggetto del duro confronto è la gestione del movimento e il progetto di Conte per rilanciarlo. In gioco ci sarebbe il problema dei due mandati e gli ideali su cui è nato il movimento che Grillo rivendica.

Roba da bar sport in periferia. Gli italiani, ormai al massimo della confusione e disamorati dalla politica, hanno compreso benissimo che lo scontro è personale e riguarda un conflitto di potere in cui entrambi i contendenti, in maniera diversa, vogliono garantirsi il controllo del partito, dopo aver sparlato (insieme ad altri) dei partiti e dell’Italia partitocratica.

Si arriva così alla Costituente di questi tre giorni. Un congresso sarebbe stato troppo problematico. Bisogna stendere relazioni, confrontarsi sulle idee e sulla realtà. I comici e i visionari invece non hanno bisogno di queste cose “pesanti” per poi fregare i cittadini. Alla Costituente votano (si dice) circa 80mila persone, su 12 quesiti. Il 63% abbandona il garante Grillo e Conte si assicura la maggioranza su questioni come il terzo mandato e la scelta progressista per battere questa destra. Conte dice: “Abbiamo fatto questa Costituente per tracciare una nuova rotta”. Chissà, forse cambierà pure la pochette sulla giacca. Beppe Grillo risponde: “prima francescani ora gesuiti”. Aggiunge anche: “Ne resterà uno”.

Uno spettacolo, anzi un autentico avanspettacolo. Ma c’è ancora qualcuno che si stupisce se la destra è al governo? Con una forza progressista come quella di Conte gli italiani sembrano orientati da due scelte: o votano destra o non si interessano più delle urne.

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