Sono decisamente scioccanti le rivelazioni fatte da un tassista iraniano 42enne, arrestato negli scorsi giorni in Iran fra i migliaia di dissidenti che in questi mesi sono stati incarcerati. «Sono stato arrestato di fronte all’università di Isfahan (nell’Iran centrale, ndr), a fine ottobre. Sostenevo gli studenti nelle proteste contro il dittatore Khamenei» ha raccontato ai microfoni del Corriere della Sera. Dopo averlo caricato in macchina, Ali (nome di fantasia ndr), è stato portato in un centro di detenzione segreto dove l’uomo è stato torturato, costretto ad assistere ad orrori indicibili. «Si comportano meglio con gli animali che con noi», ha raccontato aggiungendo: «C’era un uomo molto alto, con un passamontagna. Non faceva che insultarci e picchiarci».
Ma c’è molto di più: «Ci portavano in una stanza e ci riempivano di botte, ci minacciavano e ci ordinavano di violentarci a vicenda. Sul soffitto, una telecamera che riprendeva tutto». Obiettivo dei filmati, ricattare i manifestanti e costringerli poi a dichiarare il falso. A confermare le atrocità, l’Iran Human Rights Monitor, una ong con sede a Londra, che sempre interpellata dal Corriere della Sera ha spiegato: «L’uso sistematico degli stupri nelle carceri non è una novità. Avvengono sia sulle donne che sugli uomini, senza differenza». I numeri purtroppo non si conoscono anche perchè le vittime hanno paura di essere ricattate e per lo stigma sociale.
IRAN, 42ENNE ARRESTATO E PORTATO IN CENTRO SEGRETO: “CONTINUE VIOLENZE SESSUALI SUI DETENUTI”
«Fonti primarie – spiega un rapporto di Amnesty International del 2020 – hanno raccontato che inquirenti e guardie perpetravano violenze sessuali sui detenuti. Li denudavano, facevano perquisizioni invasive per umiliarli, usavano spray al peperoncino sui genitali ed elettroshock ai testicoli. I prigionieri uomini venivano violentati attraverso la penetrazione con vari strumenti, tra cui bottiglie». Ali e i suoi compagni hanno provato a fermare tali disumanità, ma ricevendo ancora più violenza in cambio: «Ci torturavano, sentivamo urlare gli altri dalle celle vicine. Li stupravano. Ci hanno privato della dignità».
Il quotidiano di via Solferino ha parlato anche con Sara, 23enne arrestata in Iran e quindi torturata e stuprata. «In prigione, i medici cercano di farti il lavaggio del cervello. Mi ripetevano: “Hai rovinato la tua vita, perché manifesti?”. Lo psicologo mi diceva che i giovani come me poi si suicidano: “Che senso ha una vita vissuta così?”. Gli aguzzini convincevano i detenuti ordinari a maltrattarci. Mi imbottivano di pillole. Ero obbligata a ingoiarle, loro aspettavano che deglutissi. Se mi rifiutavo, la destinazione era la cella d’isolamento».