Covax, il piano vaccini mondiale per garantire al mondo intero una copertura dal Coronavirus, sta fallendo o, forse, ha già fallito. Lo rivelano i numeri, tanto spietati quanto, purtroppo, connessi alla realtà: il programma ha fin qui consegnato 163 milioni di dosi in tutto il pianeta, ma aveva previsto di distribuirne almeno 640 milioni. Un fenomeno sul quale si sono interrogati i colleghi del “New York Times”, che hanno condotto un’inchiesta approfondita, portando alla luce alcune verità sconvolgenti. Ad esempio, in Africa, con particolare riferimento al Ciad, sono state consegnate 100mila dosi di preparato Pfizer/BioNTech: eppure, cinque settimane dopo, il ministro della salute del Paese ha dichiarato che 94mila sono rimaste inutilizzate.



Addirittura, in Benin sono state inoculate appena 267 dosi vaccinali al giorno, un ritmo talmente lento che 110mila dosi di AstraZeneca sono scadute. L’accumulo e la mancata somministrazione di vaccini incarnano dunque uno dei problemi più seri, ma in gran parte non riconosciuto, che il programma di immunizzazione sta affrontando: la difficoltà di portare le dosi dalle piste degli aeroporti alle persone. Anche se le ragioni alla base dell’insuccesso di Covax sono anche (e soprattutto) altre.



COVAX HA FALLITO: ECCO PERCHÉ

E pensare che Covax era nato con i migliori auspici e doveva diventare una potenza globale, un’alleanza multimiliardaria di organismi sanitari internazionali e no profit che avrebbe assicurato che i Paesi poveri ricevessero i vaccini tanto rapidamente quanto quelli più ricchi. Invece, i ritardi nelle tempistiche di reperimento e distribuzione dei sieri sono oltremodo dilatate. Altre forniture sono finalmente in arrivo, per concessione dell’amministrazione Biden, la quale sta acquistando 500 milioni di dosi Pfizer e le sta consegnando attraverso Covax. Tuttavia, tale donazione (3,5 miliardi di dollari) è accompagnata da un monito: per contribuire a finanziarla, infatti, gli USA stanno utilizzando centinaia di milioni di dollari promesse per le campagne di vaccinazione nei Paesi più poveri, che, trovatisi a corto di fondi, hanno avuto difficoltà a comprare il carburante per trasportare i vaccini nelle cliniche, ad addestrare le persone a somministrarli e a convincere la gente a farseli inoculare.



Anche se i funzionari di Covax si stanno adoperando per colmare questa lacuna di finanziamento, la questione principale è se il programma potrà andare oltre i suoi errori e oltre uno squilibrio di potere che lo ha lasciato in balìa degli Stati più ricchi e delle aziende farmaceutiche. Come ricorda il NYT, Pfizer, per esempio, ha rifiutato un accordo diretto con Covax questa primavera, raggiungendone invece uno attraverso l’amministrazione Biden. Non certo un bel biglietto da visita…