Il coronavirus sarebbe giunto in Italia da Wuhan, quella che all’unanimità è riconosciuta come la “capitale” del covid-19. Negli scorsi mesi si è molto dibattuto sull’origine dell’infezione italiana, e stando ad un ultimo studio internazionale guidato dai ricercatori dell’University of Arizona, pubblicato sulla prestigiosa rivista Science, il virus non sarebbe giunto nel Belpaese dalla Germania, come molti ipotizzavano. Gli studiosi hanno analizzato e comparato le varie sequenze di virus circolanti, per poi realizzate dei modelli matematici ad hoc che hanno appunto fornito le risposte alle domande ricercate. Ne è emerso che in Italia “contrariamente alle speculazioni – si legge sul report pubblicato dall’agenzia Adnkronos in data 11 settembre – il focolaio tedesco non è stato la fonte dell’epidemia nel Nord Italia che si è diffusa ampiamente in tutta Europa e alla fine a New York e nel resto degli Stati Uniti”. Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano, ha commentato i risultati con tali parole: “L’analisi delle sequenze punta su una prevalenza dell’origine cinese dell’epidemia in Italia: consideriamo che i voli Milano-Wuhan spostavano migliaia di persone”.



COVID-19 IN ITALIA VIA WUHAN: SOFTWARE RICOSTRUISCE LE FASI DELL’EPIDEMIA

Secondo Pregliasco la linea tedesca nella penetrazione del virus “c’è stata”, ma in una parte molto minore rispetto a quella cinese. Al risultato si è giunti tramite dei software che hanno permesso di riavvolgere il diffondersi dell’epidemia e l’evoluzione del virus: “Questo – le parole di Worobey, ricercatore capo – ci ha permesso di riavvolgere il nastro e vedere come si è manifestata l’epidemia, più e più volte, e quindi di controllare gli scenari che emergono nelle simulazioni rispetto ai modelli che vediamo nella realtà”. Si è poi scoperto che anche negli Stati Uniti il virus è stato portato dalla Cina, e precisamente il 15 gennaio scorso, sempre a causa di un cittadino cinese che avrebbe preso il volo Wuhan-Seattle. Lo studio ha permesso anche di valutare l’efficacia delle misure adottate per contrastare l’epidemia “che si sono rivelate efficaci e dovrebbero servire da modello per le future risposte a malattie emergenti che hanno il potenziale per degenerare in pandemie mondiali”.

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