Tre anni fa il primo morto per Covid-19

L’11 gennaio del 2020 è una data conserva una singolare valenza storica: quel giorno la Cina comunicò al mondo che era morto il primo paziente affetto ad Covid-19. All’epoca non si conosceva ancora a sufficienza per chiamarlo così, limitandosi a definirlo decesso per “polmonite atipica di Wuhan”. Da quel giorno ne è conseguito tutto ciò che conosciamo, ma una domanda è rimasta invariata per tutto questo tempo, qual è stata l’origine del Covid-19?



Da subito davanti al mondo si sono parate solamente due possibili risposte in merito all’origine del Covid-19, o si è trattata di una fuga (involontaria, o per i più complottisti volontaria) da un laboratorio di Wuhan, o ha avuto origine naturale, come milioni di altri virus. Ma trovare un risposte che mettesse in accordo la comunità scientifiche sembra, a distanza di tre anni, ancora difficile, soprattutto per via della riservatezza nei dati che la Cina possiede sul Covid-19. Wuhan era, inoltre, già nota da anni per la presenza di un laboratorio virologico di livello P4 (il più alto), mentre SersCoV-2 era incredibilmente simile al virus RaTG13 conservato proprio nell’istituto di virologia. Ma nuovamente, la comunità scientifica internazionale sembra rigettare fermamente l’ipotesi che vi sia stata manipolazione in laboratorio.



Le scoperte sull’origine del Covid-19

Il problema di correlazione tra RaTG13 e Covid-19 era difficile per un aspetto non trascurabile: il primo non era in grado di infettare l’uomo, esattamente come la maggior parte degli altri Coronavirus scoperti fin’ora. E se da una parte il sottobosco complottista si concentrava attorno all’idea che vi fosse stata manipolazione da parte degli scienziati di Wuhan, che avrebbero rilasciato il virus forse come prova generale di un attacco virologico mondiale, la comunità scientifica si strinse attorno al Laos.

Nel 2021, infatti, intenti a scoprire proprio l’origine del Covid-19, alcuni ricercatori dell’Istituto Pasteur di Parigi scoprirono in Laos (in una grotta popolata da pipistrelli) alcuni virus, nominati Banal, che condividevano con il virus di Wuhan il 97% del patrimonio genetico. I Banal, in particolare il 236, erano anche in grado di infettare diverse specie oltre ai pipistrelli, replicandosi e dando origine a nuovi virus. Anche questo, però, era sprovvisto di uno specifico recettore che gli conferiva la capacità di infettare l’essere umano.



Tra teorie e complotti: cosa è successo veramente?

A queste scoperte non ne sono seguite altre particolarmente significative in merito all’origine del Covid-19, che tutt’ora rimane assolutamente ignota. Alcuni scienziati avrebbero escluso, esaminando il genoma del virus, la manipolazione umana, che sarebbe a loro dire visibile, mentre un’altra ricerca suppone che nel mercato di Wuhan si furono almeno due passaggi tra specie, accreditando l’ipotesi naturale. In entrambi i casi, però, altri scienziati hanno ritenuto le ricerche insoddisfacenti per la carenza dei dati, rigettandone le conclusioni. A rendere difficile la scoperta dell’origine del Covid-19 ci sarebbe, infine, anche la sempre più stretta chiusura del governo cinese, sia nel fornire i campioni raccolti dall’inizio della pandemia (che permetterebbero di seguire le mutazioni che il virus ha attraversato, ricostruendone l’origine), sia nel fornire i dati sui virus contenuti nel laboratorio di Wuhan prima del 2020.