La pandemia Covid cominciare ad allentare la morsa, ma lascia spazio ad un’altra emergenza che riguarda il cuore. I contagi hanno portato ad un incremento generale delle infiammazioni, ciò sta sfociando però anche in un aumento di infarti. Ad esempio, tra febbraio e marzo i ricoveri per infarto e scompenso cardiaco sono cresciuti del 25% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, secondo quanto rilevato da Carlo Cernetti, direttore delle unità di Cardiologia di Treviso e Castelfranco. Per questo sarà condotto uno studio specifico tra la sua stessa unità e l’Università di Padova. La prima ipotesi è che “l’epidemia da Covid abbia causato un enorme incremento delle infiammazioni”, una precondizione che favorisce infarti ed eventi cardiovascolari acuti.
Nell’intervista rilasciata al Messaggero ha fatto notare: “Non a caso nei mesi invernali, con la circolazione dei virus, si vede un aumento degli infarti. E oggi l’infezione da Covid ha scatenato una risposta infiammatoria enorme nella popolazione generale”. Il coronavirus causa le infiammazioni, le placche di colesterolo ‘stressate’ a livello infiammatorio si ulcerano e rompono. “E così può esserci l’infarto”.
INFARTI IN AUMENTO DOPO COVID, LE IPOTESI
L’altra teoria è legata al nostro ritorno alla normalità, che ha subìto una nuova accelerazione. Quindi, i livelli di ormoni che regolano le nostre giornate sono più alti. “Non va nemmeno tralasciata la preoccupazione per la guerra”, rimarca il dottor Carlo Cernetti. Nei prossimi mesi si proverà a dare risposte più certe con il nuovo studio. Una cosa è certa: l’aumento dei malori cardiovascolari non è legato ai vaccini anti Covid. “Non ci sono relazioni. Il vaccino prepara l’organismo a un impatto meno violento con il virus”, spiega al Messaggero. I danni da Covid, inoltre, non sono legati tanto al coronavirus quanto alla iper-reazione che scatena nel sistema immunitario.
“I vaccini, invece, non innescano questo meccanismo. La differenza della risposta infiammatoria generata dal contatto con il virus rispetto al contatto con il vaccino è enorme. E anche chi si è contagiato dopo essersi vaccinato non ha avuto una reazione infiammatoria così violenta come chi non si era vaccinato”. Potrebbe aver pesato anche il rinvio di alcune prestazioni a causa dell’emergenza? Non nel caso dell’ospedale in cui lavora il dottor Carlo Cernetti. “Perché noi non abbiamo mai rallentato la macchina degli interventi. Anzi, ne abbiamo eseguiti anche di più del 2019, epoca pre-pandemia, crescendo tra il 15 e il 18%”.