Un paziente è risultato positivo al Coronavirus per ben 471 giorni. È successo negli Stati Uniti, dove un paziente 60enne oncologico ha convissuto con il Covid per più di un anno. Ma non è tutto: il caso di quest’uomo, ricoverato presso lo Yale New Haven Hospital, è singolare anche perché nel suo organismo sono convissute ben tre varianti del virus.



Il 60enne aveva contratto il virus per la prima volta nel novembre 2020 e per ben 15 mesi il suo organismo è stato sede di tre varianti geneticamente diverse del Coronavirus. La scoperta è avvenuta grazie all’analisi dei tamponi, effettuate dall’epidemiologo Nathan Grubaugh e dal ricercatore di Yale Chrispin Chaguza. All’interno dell’ospedale, infatti, continuava a manifestarsi la variante B.1.517, nonostante fosse “scomparsa” dagli Stati Uniti nell’aprile 2021. Una volta individuato il paziente 60enne in cui sopravviveva ancora questa variante, gli scienziati hanno studiato l’evoluzione dell’infezione del suo organismo. Lo studio non è ancora stato pubblicato e si trova ancora in un server pre stampa, non revisionato, come riferisce il Corriere della Sera, ma potrebbe comunque rappresentare un documento importante per capire l’origine delle numerose varanti del Covid.



Uomo positivo al Covid per 15 mesi, caso studio per scoprire nuove varianti

Nelle ultime settimane abbiamo sentito parlare spesso di Omicron 5 e della nuova variante emergente Centaurus, di cui i virologi stanno ancora indagando la pericolosità. Capire come nascono le varianti di SARS-CoV-2 e studiare il meccanismo di mutazione che avviene all’interno di persone già infette oppure immunocompromesse potrebbe aprire nuove strade alla ricerca sul Covid.

Lo studio effettuato sul paziente 60enne dello Yale New Haven Hospital cita anche il caso di un altro paziente immunocompromesso, che in 12 settimane aveva sviluppato un particolare ceppo di SARS-CoV-2 che era riuscito a infettare almeno altre 5 persone oltre a lui. Ogni giorno, spiega il Corriere della Sera, i database mondiali registrano la comparsa di decine di nuovi ceppi del Coronavirus che si originano negli organismi che le ospitano. Soltanto alcune di queste varianti però si diffondono all’esterno delle persone che le ospitano e mostrano un’infezione piuttosto duratura. Studiare quali mutazioni infettano più pazienti e resistono più a lungo potrebbe suggerire l’evoluzione del SARS-CoV-2 e la direzione intrapresa dal Covid, permettendo così di individuare per tempo le varianti più “competitive” che potrebbero diventare preponderanti.