Non è il primo caso al mondo di reinfezione da Covid, ma è il primo negli Usa. È successo a un giovane di 25 anni, secondo uno studio dell’Università del Nevada e del laboratorio di salute pubblica dello Stato riportato dalla Cnn. Il ragazzo era risultato infetto dal Covid lo scorso aprile, si era ripreso ed era poi risultato negativo al tampone ben due volte. Alla fine di maggio invece sono ricomparsi i sintomi del virus ed è stato intubato.



Secondo il professor Francesco Rotatori, vice direttore del reparto di cardiologia del Richmond University Medical Center a Staten Island, New York, da noi intervistato, “sappiamo bene che eccezioni singole di questo tipo esistono in ogni malattia. Non si dà particolare valore a casi così isolati. È vero che il sistema immunitario difende da una seconda infezione, ma quanto duri quest’immunità dovuta alla formazione di anticorpi non sappiamo ancora dirlo”. Da New York invece giunge una buona notizia: “Siamo vicini alla soglia del 70%, quella che indica la raggiunta immunità di gregge. Dopo che il 70% della popolazione si infetta, per motivi statistici, il virus muore”.



Il caso di questo giovane del Nevada, che non è l’unico al mondo di seconda ricaduta nel Covid, ci deve spaventare? Che significato ha?

Personalmente guardo a questo caso come facciamo sempre noi medici quando si parla di pochissimi casi: sappiamo che eccezioni in ogni tipo di malattia ci sono sempre. È inevitabile, dipende dal sistema immunitario del singolo. È vero che il sistema immunitario difende da una seconda infezione, ma quanto duri questa immunità dovuta alla formazione di anticorpi ancora non sappiamo dirlo.

Quindi non dobbiamo allarmarci?

Ripeto, quando mi trovo di fronte a casi isolati non do particolare rilevanza clinica. Piccole variazioni ci sono in ogni infezione o malanno, magari questo paziente ha un sistema immunitario particolare per cui non è riuscito a creare un’immunità sufficiente. Quanto accaduto poi va valutato con il fatto che nessuno ha mai detto che le persone che avevano avuto l’infezione dopo la scomparsa dei sintomi potevano andare in giro tranquillamente perché tanto ormai dell’infezione non c’era più traccia. Esiste una variabilità individuale.



Il New York Times ha pubblicato un articolo in cui si dice che la città di New York è vicina a raggiungere l’immunità di gregge, ce lo conferma?

Sì, si tratta di un articolo molto interessante dove si dice che l’immunità di gregge sia molto più vicina di quanto pensassimo. Il numero critico è del 70%.

Cosa si intende per numero critico?

L’immunità di gregge è un fenomeno che si verifica quando una popolazione ha una percentuale di immunità abbastanza alta. Per motivi statistici il virus non riesce più a diffondersi e muore.

Quindi bisogna arrivare a una percentuale della popolazione che ha contratto il virus che tocca il 70%?

Sì. L’articolo dice che almeno in alcune zone di New York questa percentuale si è già raggiunta ed è forse per questo motivo che, anche se l’infezione continua a espandersi negli altri Stati americani, a New York dopo una prima ondata così forte oggi abbiamo solo casi sporadici.

Quando parlammo lo scorso marzo la situazione nel suo ospedale era gravissima. In che circostanze vi trovate oggi?

Non abbiamo più persone in terapia intensiva, la maggior parte dei ricoverati sono positivi al tampone ma non mostrano particolari sintomi.

Nel resto del paese invece le cifre sono impressionanti, e in tutti gli Usa si arriva a sei milioni di contagiati. Come reagiscono le persone a questi numeri?

È un discorso un po’ complicato perché quando si parla dell’America è sempre difficile rendersi conto di quanto sia una commistione di culture e sensibilità diverse da Stato a Stato. New York in pratica è una città-stato che pensa in modo molto diverso dal resto del paese, e dove questi numeri hanno creato una consapevolezza civica impressionante.

Cioè?

Qui tutti vanno ancora in giro con la mascherina, i locali sono aperti ma solo all’esterno e con distanziamento sociale. Le persone vanno al mare con la mascherina. La gente è rimasta scottata da tutti questi morti: a York le misure di sicurezza sono osservate molto seriamente.

In altri Stati invece ci sono state proteste alquanto inquietanti di gente che rifiuta la mascherina e il lockdown in nome della libertà del singolo. Un atteggiamento molto americano.

Fa parte delle diverse sensibilità americane. New York è una città molto progressista per cui qui il problema è l’opposto. Se vai nei quartieri più progressisti e cammini senza mascherina ti urlano dalla finestra di indossarla. In altre zone come Staten Island puoi trovare qualcuno che protesta, ma le proteste di massa a cui lei fa riferimento si sono verificate negli stati del Midwest.

(Paolo Vites)