Caro direttore,
il concetto di smart city sembra ormai prossimo alla realizzazione, ma devo dire di aver letto con non poca apprensione le notizie che vengono da Shanghai, dove la città sarebbe in preda ad una nuova ondata di Covid (non saprei dire di preciso se si tratta di Omicron o di quale altro tipo di variante).
I social cinesi mostrerebbero strade deserte – scenario apocalittico anche a noi tristemente noto – percorse da robot bassotti metallici che lanciano appelli sanitari: “Restate a casa, indossate la mascherina, lavatevi spesso le mani, prevenite la pandemia con metodi scientifici”. Il cielo sopra Shanghai, poi, sarebbe solcato da droni in volo che scoraggerebbero la gente anche soltanto ad affacciarsi alla finestra o al balcone per cantare il proprio lamento (anche qui i ricordi riaffiorano): “Controllate il vostro desiderio di libertà. Non aprite le finestre per cantare o gridare, questo accresce il rischio di trasmettere il coronavirus”.
In realtà, in una città di 26 milioni di abitanti in lockdown, ci sarebbero circa 250mila casi, di cui il 95% asintomatici e quasi nessun malato grave. Come al solito, nelle vicende cinesi qualcosa non torna, essendo le misure adottate dal governo più simili a una reazione allergica, travestita dall’ipocrisia del superiore interesse alla salute pubblica, che passa, secondo l’insindacabile e assoluto giudizio di Xi Jinping, attraverso “l’aderire alla precisione scientifica, allo zero dinamico nella circolazione del Covid-19”.
Leggendo di robot-bassotti e droni intelligenti, mi è venuto in mente l’intenso e avvincente dialogo tra Julián Carrón e Umberto Galimberti, riportato nel libro pubblicato in questi giorni da Piemme (Credere), di cui consiglio caldamente la lettura. Parlando della tecnica, il professor Galimberti dice: “La tecnica non ha bisogno dell’uomo. L’algoritmo esamina i miei micro bisogni, i micro desideri, i micro comportamenti, li organizza nei big data e poi dice a cosa servo io, non chi sono. Capite il deserto che si viene a creare? […] La tecnica non tende a uno scopo, non promuove un senso, non apre scenari di salvezza, non redime, non dice la verità: la tecnica funziona. E se il suo funzionamento diventa universale e soprattutto diventa la forma mentis di ciascuno di noi, allora l’uomo esce dalla storia, perché l’uomo è anche irrazionale. Irrazionale è il dolore, irrazionali sono l’amore, il desiderio, l’immaginazione, l’ideazione, il sogno, che la tecnica percepisce come elementi di disturbo, perché intralciano quelli che sono i suoi valori: efficienza, velocità e produttività”.
Se è così, i campi di sterminio nazisti potrebbero essere considerati un modello di “smart city”!
Pare che Xi Jinping sia noto per i suoi aforismi, tipo “tocca a chi ha messo il sonaglio alla tigre levarlo”, a proposito della guerra in Ucraina e riferendosi all’America e alla Nato. Chissà quale citazione avrà speso ora l’uomo dei proverbi per mascherare lo scempio delle sue decisioni. E pensare che nel 2020 qualcuno inneggiava al modello cinese di gestione della pandemia… Il più efficiente, appunto.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI