Trattative ancora in corso tra Pfizer e i Paesi europei che ancora hanno moltissime dosi di vaccini Covid inutilizzate ma che, stando ai contratti firmati, dovranno comunque essere pagati al colosso farmaceutico. Quello che si profila appare dunque essere un vero e proprio ‘business’ con cui la multinazionale statunitense ha ceduto un numero eccessivo di dosi all’Unione Europea a costi esorbitanti. E non sembra retrocedere rispetto a quegli accordi. I numeri parlano di 35 miliardi di euro incassati da Pfizer, a fronte dei 71 miliardi impegnati dai contratti UE.



L’Italia e altri paesi europei hanno chiesto alla Commissione europea una rinegoziazione. Ma allo stato attuale non sono giunte risposte, e se le cose resteranno così tutte le dosi in eccesso verranno distrutte ma pagate comunque al colosso farmaceutico. Stesso discorso anche per le dosi ancora da consegnare. In Italia le dosi giacenti ammontano a 170mila , mentre quelle ancora da consegnare sarebbero 60mila.



Pfizer e il caso dell’antibiotico-resistenza

I retroscena di come è stata condotta la strategia vaccinale non sono finiti. Erano emersi infatti i mesi scorsi alcuni sms segreti che la presidente UE Ursula Von Der Leyen aveva scambiato col CEO Pfizer Albert Bourla per la stipula dei contratti di acquisto dei vaccini Covid. Da qui era scaturita l’apertura delle indagini da parte della Procura europea e la costituzione di una Commissione speciale Covid da parte del Parlamento UE. Mentre l’iter delle audizioni sta procedendo per continuare a scavare sulla vicenda, un altro fatto sta destando perplessità sul modus operandi sempre del colosso farmaceutico. Stiamo parlando dell’antibiotico-resistenza, che esigerebbe la produzione di farmaci antibiotici più forti rispetto a quelli ora in commercio.



I dati del rapporto O’Neil, portato alla ribalta da Italia Oggi, parlano di 1,7 milioni di morti nell’ultimo anno a causa dell’abuso di antibiotici che impedirebbe ai farmaci di guarire i malati ormai resistenti a questi farmaci. Di tutta risposta la Pfizer non si è ancora attivata e l’UE ha affidato uno studio ad un gruppo di ricercatori, non esperti di sanità, appartenenti alla multinazionale belga di revisione e consulenza Pwc (che ha tra i suoi partner, guarda caso, Big Pharma). Quale sarà dunque il rischio? I nuovi antibiotici potrebbero essere messi in commercio quando il problema diventerà un caso mediatico e Pfizer potrà approfittare del clamore per guadagnarci nuovamente chiedendo finanziamenti per la ricerca.