I casi di covid aumenteranno notevolmente nelle prossime settimane in Italia, ed entro la fine del mese di agosto si registreranno 30mila contagi al giorno. Ne è convinto l’autorevole Sergio Abrignani, immunologo dell’università di Milano e membro del Comitato Tecnico Scientifico, il CTS, che parlando stamane con i microfoni del quotidiano Repubblica ha spiegato: «Noi non stiamo mollando tutto come gli inglesi e poi abbiamo molti meno casi di loro, cioè in media un migliaio contro oltre 30mila al giorno. Comunque, in un mese e mezzo arriveremo ai loro stessi numeri».
Abrignani ha parlato anche dei festeggiamenti delle ultime 48 ore dopo la vittoria dell’Italia ai campionati europei di calcio 2020, che potrebbero far aumentare ulteriormente i casi di positività: «Nessuno sa ancora quanto incideranno, possiamo però dire che si è trattato di un comportamento a rischio. Comunque, anche quando l’Inter ha vinto lo scudetto ci sono stati casi di assembramento impressionanti, ma non si sono poi osservati picchi, anche se erano i tempi in cui si stava diffondendo la variante inglese, non la Delta». Ma quanto ci vorrà per capire se i contatti ravvicinati degli ultimi due giorni incideranno o meno? «In un lasso di tempo da 4 a 7 giorni vedremo se le infezioni aumentano – ha pronosticato Abrignano – e può succedere – ha aggiunto – visto che si trattava di tanti giovani, cioè persone appartenenti alle categorie meno vaccinate».
ABRIGNANI: “CON 70-80MILA CASI MA CON POCHI RICOVERATI GRAVI…”
Tutto comunque dipenderà dai casi gravi, quindi dai pazienti ricoverati in terapia intensiva, indipendentemente dal numero di contagi giornalieri: «Se vediamo che arrivano a 70 o 80 mila infezioni al giorno e non hanno un aumento importante di occupazione delle terapie intensive o di morti, la politica del nostro Paese deciderà cosa fare. Certo, per un’influenza l’Italia non è mai stata chiusa», e ancora: «Vediamo l’impatto dei casi gravi: per adesso, non sembrano tanti. Il Covid potrebbe diventare come un’influenza».
Abrignani ha infine affrontato il tema terza dose di vaccino, facendo capire come ad oggi l’incertezza regni sovrana: «Non sappiamo ancora quanto dura la memoria immunitaria di chi è vaccinato. Dobbiamo aspettare e capire quando coloro che hanno avuto la somministrazione per primi, tra gennaio e febbraio di quest’anno, inizieranno ad ammalarsi in modo grave. A quel punto sapremo per quanto tempo è efficace il vaccino ma intanto, grazie a tutti quelli che abbiamo utilizzato negli ultimi 50 anni, sappiamo che la memoria immunologica di solito dura anni, non mesi. Comunque, è possibile che una terza dose di richiamo serva, prima di tutto alle persone più fragili».