La pillola antivirale Molnupiravir di Merck è stata uno dei primi trattamenti lanciati durante la pandemia per evitare che il Covid evolvesse in forme più gravi nelle persone più deboli. Il farmaco, che viene assunto per via orale nell’arco di cinque giorni, agisce principalmente creando mutazioni nel virus con l’obiettivo di indebolirlo e ucciderlo. Un recente studio condotto nel Regno Unito, però, ha dimostrato che Molnupiravir “può dare origine a virus significativamente mutati che rimangono vitali”, come dichiarato all’AFP dall’autore principale Theo Sanderson.
Sanderson, genetista del Francis Crick Institute di Londra, ha speficiato inoltre che non ci sono prove che “Molnupiravir abbia finora creato virus più trasmissibili o più virulenti”. Infatti, secondo l’esperto, nessuna delle varianti più temibili deriva proprio dalla pillola antivirale. Nonostante lo studio, infatti, “è molto difficile prevedere se il trattamento con Molnupiravir potrebbe potenzialmente portare a una nuova variante ampiamente circolante verso la quale le persone non hanno una precedente immunità”, ha aggiunto.
Molnupiravir, legame con varianti Covid?
Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, è stato condotto setacciando i database di oltre 15 milioni di sequenze genomiche di SARS-CoV-2. I ricercatori hanno utilizzato questi dati per tenere traccia dei cambiamenti nel modo in cui il virus è mutato durante la pandemia. Hanno trovato segni di una particolare “firma mutazionale” nei pazienti, che sarebbe collegata a Molnupiravir. Nel 2022 il farmaco è stato prescritto in grandi quantità: di conseguenza si è verificato un aumento significativo di pazienti che presentavano questa firma mutazionale, come rilevato lo studio. Questo è stato riscontrato più comunemente nei Paesi in cui il farmaco è stato ampiamente prescritto, come Stati Uniti, Regno Unito, Australia e Giappone.
“Gli autori presumono che queste mutazioni fossero associate alla diffusione virale da pazienti trattati con Molnupiravir senza prove documentate di tale trasmissione”, si è difesa l’azienda Merck in una dichiarazione inviata all’AFP. Sanderson ha respinto questa affermazione. Per lui i ricercatori hanno usato “diverse linee di prova indipendenti per identificare con sicurezza che Molnupiravir guida questa firma mutazionale”. Ciò includeva un’analisi separata dei dati del trattamento in Inghilterra, che hanno mostrato oltre il 30% di mutazioni in persone che avevano assunto Molnupiravir.