L’infezione Covid aumenta il rischio di diagnosi di diabete e malattie al cuore nelle settimane successive. Non è una novità, considerando la quantità di studi che ne hanno parlato, ma ora a farlo è un’ampia ricerca britannica, pubblicata sulla rivista open access PLOS Medicine, secondo cui le persone contagiate dal coronavirus hanno un rischio maggiore di ricevere una diagnosi di disturbi cardiovascolari e di diabete nei tre mesi successivi all’infezione, poi il rischio cala fino a tornare ai livelli di base.



I ricercatori del King’s College di Londra affermano che bisognerebbe consigliare delle precauzioni ai guariti per ridurre il rischio di diabete, come l’adozione di una dieta sana e l’esercizio fisico. Gli studiosi hanno esaminato le cartelle cliniche di oltre 428.650 pazienti affetti da Covid, seguiti fino al gennaio 2022. Ma tutte le persone già affette da diabete o malattie cardiovascolari sono state escluse dallo studio. Queste, infatti, non sembrano avere un aumento a lungo termine dell’incidenza di queste condizioni. Secondo tale analisi, le diagnosi di diabete mellito sono aumentate dell’81% e sono rimaste elevate del 27% da 4 a 12 settimane dopo l’infezione.



COVID, DIABETE E MALATTIE CUORE: LE IPOTESI

Il Covid è stato associato ad un aumento di 6 volte delle diagnosi cardiovascolari nel complesso, è di 11 volte per quanto riguarda l’embolia polmonare, di 6 volte per le aritmie striali e di 5 volte per le trombosi venose. Ma il rischio di una nuova diagnosi di malattia cardiaca ha iniziato a calare 5 settimane dopo l’infezione, tornado ai livelli di base o inferiori da 12 settimane a un anno. «Gli interventi clinici e di salute pubblica che si concentrano sulla riduzione del rischio di diabete tra i pazienti che si riprendono dal Covid nel lungo periodo possono essere utili», dichiara Emma Rezel-Potts, autrice principale dello studio. La natura osservazionale dello studio comporta che non si possa affermare se l’aumento del rischio a breve termine sia direttamente dovuto all’infezione da Covid o se le malattie cardiovascolari e il diabete non diagnosticati possano essere più diffusi tra i casi di Covid. In alternativa, l’infezione potrebbe aver aggravato o alterato la storia naturale della malattia preesistente. C’è un’altra possibilità, quella che i guariti si controllino di più e questa sorveglianza medica potrebbe favorire la diagnosi di patologie di cui altrimenti le persone non avrebbero contezza.

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