In Italia i contagi continuano a salire. Ieri siamo arrivati a 845, il numero più alto dal 16 maggio scorso, quando l’Italia era ancora in lockdown. Il dato va messo in correlazione con i 77mila tamponi giornalieri e con i 68 pazienti totali in terapia intensiva a livello nazionale. Il monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità ha segnalato che nell’ultima settimana l’età media dei positivi è scesa da 35 a 30 anni e il 30% dei nuovi casi sono importati dall’estero. Che cosa ci aspetta? E cosa dovrebbero fare il governo per evitare la “seconda ondata”? Ne abbiamo parlato con Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute nella gestione dell’emergenza coronavirus, che ieri per qualche ora è stato accusato di voler rimandare il voto del 20 e 21 settembre.
Ospite di una trasmissione tv, Ricciardi ha fatto presente che se si rialzano i contagi rischiamo di finire come quei paesi in cui, al momento, non si può né riaprire le scuole né votare. I principali siti hanno presentato le sue dichiarazioni come se Ricciardi avesse messo in dubbio le elezioni. Ma, come si può verificare rivedendo la puntata di ieri di Agorà Estate (al min. 37:43), Ricciardi ha parlato di uno scenario che non è quello attuale.
Come si spiega l’episodio che l’ha coinvolta ieri?
Quello che mi è successo è un tipico caso di infodemia, io ho detto il contrario di quello che hanno riportato le agenzie. A una domanda sulla riapertura delle scuole e sulla tenuta delle elezioni ho detto “in Italia si possono e si debbono riaprire le scuole e si può votare ma bisogna fare in modo che non succeda quello che sta avvenendo in altri paesi”. Invece, è stato riportato che io mettevo in dubbio riapertura delle scuole e le elezioni: da siti farlocchi o pirata te lo aspetti, ma non dai grandi media italiani. Per fortuna chiunque può verificare, visto che ero in televisione.
Lei ha fatto presente che nel caso aumentino di molto i contagiati, questo scenario potrebbe accadere anche da noi. Solo che, visto che lei è consulente del ministero della Salute, i media hanno dedotto che queste potessero essere le attuali intenzioni del governo, e in particolare del ministro Speranza.
Sì, ma io ho detto il contrario. Basta rileggere la frase. Ho detto che in Italia adesso è possibile riaprire le scuole e andare votare.
Lei però dopo ha detto: nel caso anche noi finissimo nella condizione in cui si trovano i paesi con molti contagi, accadrebbe anche da noi.
Certo, ma d’altra parte nei paesi in cui si verifica una risalita dei contagi stanno pensando di non riaprire le scuole o di rinviare altre attività importanti come lo sono le elezioni.
Quando ha paventato il rischio di chiusure se i contagi dovessero aumentare, l’hanno preso come l’annuncio di un suggeritore del Governo.
Sì, ma è un’interpretazione malevola. Io non volevo dire niente di tutto questo.
Torniamo alla situazione contagi. Che cosa sta accadendo?
Quando abbiamo riaperto, a maggio, ci siamo comportati bene. Il problema è successo dopo, quando c’è stato una sorta di liberi tutti: sono ricominciati viaggi, spostamenti, assembramenti e ci si è scordati di usare le mascherine. Creando una situazione ideale per il virus.
Lei pensa che il Governo debba bloccare i viaggi all’estero, visto che molti contagi vengono da chi rientra?
Non bisognerebbe fare turismo in paesi che non fanno certi sacrifici. Paesi come Spagna, Croazia, Grecia, hanno tolto ogni freno. In Croazia sono entrati tutti: americani, israeliani, indiani, brasiliani. Diverso è andare in Scandinavia, dove la situazione è sotto controllo.
Questo però dovrebbe deciderlo il Governo, facendo una distinzione tra Stati sicuri e Stati in cui non è sicuro viaggiare. Non le pare?
Certamente sì. Per gli arrivi da alcuni paesi è prevista la quarantena. Per quanto riguarda i paesi Ue, è la Commissione che dovrebbe intervenire. Paesi come Spagna e Francia pongono problemi costanti.
Ma nella fase più dura della quarantena anche tra paesi dell’area Schengen sono state bloccate le frontiere. Oggi non potrebbe riaccadere?
È vero, è successo, ma poi ci si è accordati per fare in modo che non succeda più. Ma se non si prendono più scelte unilaterali, servono scelte coordinate: e qui serve un ruolo maggiore dell’Europa.
Non le sembra corretto dire che i contagi si alzano perché si fanno più tamponi?
Per ogni contagio che verifichiamo ce ne sono 4 o 5 che non riusciamo ad accertare. Dobbiamo stare attenti, abbiamo mille focolai di infezione in Italia. Non c’è dubbio che la situazione è diversa marzo: quello che non è cambiato è la pericolosità del virus. I contagiati sono tanti e c’è ancora il presupposto che diventino sintomatici, e finiscano prima in ospedale e poi in terapia intensiva. Dobbiamo appiattire la curva epidemica.
Tra poco più di tre settimane riaprono le scuole. Come ci si comporterà se si troveranno positivi nelle classi?
In caso di focolaio infettivo dentro la scuola si valuterà caso per caso, in certi basterà l’isolamento di una classe, in altri servirà la chiusura della scuola.
Come sta già accadendo in Francia e Germania. Non è un’opportunità così remota.
Non lo è: tanto più circola il virus, tanto più è probabile. Dobbiamo abbassare la circolazione del virus fuori dalla scuola, ed evitare di farcelo entrare dentro.
Il sistema sanitario nazionale in che modo può beneficiare dei fondi europei, dopo dieci anni di tagli?
Serve fare quello che non è stato fatto in 10 anni. Il personale è sottodimensionato e sottopagato, e bisogna investire in strutture, in tecnologie innovative, nella digitalizzazione. Dobbiamo puntare sull’integrazione di ospedale e medici di base che spesso non comunicano, cosa che si traduce in una discontinuità delle cure.
L’organizzazione mondiale della sanità è sotto attacco, specialmente a opera di Donald Trump. Lei che ne fa parte si sente di difenderne l’operato?
È un’organizzazione che ha i suoi limiti, è troppo piccola, poco finanziata rispetto alle sue necessità e a volte troppo burocratica, ma è l’unica organizzazione che può rispondere a una pandemia a livello globale. E per fortuna altri paesi, come quelli europei, non si sono accodati a Trump.
(Lucio Valentini)