I due concerti che Taylor Swift a Milano si sono trasformati da una festa di musica a un potenziale cluster Covid? Il sospetto nasce dal boom di contagi registrato tra i fan che hanno partecipato alle due date di San Siro: sui social hanno segnalato di avere la febbre alta e di essersi sottoposti ai tamponi, che hanno dato esito positivo. Dopo Parigi, dove ha fatto tappa il “The Eras Tour” dell’artista statunitense, succede anche a Milano.
Chiaramente non c’è nulla di provato o di dimostrabile, ma in Francia, dove si è parlato apertamente di cluster di Covid, è stato sottolineato che questi grandi eventi possono aumentare la trasmissione del virus, la cui circolazione è ormai libera e non viene riscontrata come durante la pandemia, in virtù della minore pericolosità del coronavirus. Sui social, però, molti utenti hanno fatto circolare l’appello per chi ha preso parte ai concerti di Taylor Swift ad effettuare un tampone, anche alla luce del lieve aumento di casi riscontrati tra gli over 75 che sono finiti al pronto soccorso.
BOOM DI CASI COVID: C’ENTRANO I CONCERTI DI TAYLOR SWIFT?
Per quanto riguarda la Lombardia, sono stati registrati 1.761 casi in una settimana, con un incremento del 63% rispetto a quella precedente. Si tratta però di dati parziali visto che non è obbligatorio segnalare la propria positività né bisogna restare in isolamento, quindi in molti sono positivi senza saperlo, perché non si sottopongono al test o non comunicato il risultato alle autorità sanitarie; di conseguenza, è difficile stabilire qual è la reale diffusione del Covid. Inoltre, l’aumento dei casi si registra da settimane, motivo per il quale gli esperti ritengono che non possa essere collegato a singoli eventi, come il doppio concerto a Milano di Taylor Swift, che comunque potrebbe aver contribuito alla circolazione del Covid.
Lo ha spiegato Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, ai microfoni di Rainews: «I momenti di aggregazione come i concerti e i viaggi per il turismo possono facilitare la diffusione del virus». Ma per l’esperto non bisogna fare allarmismo, perché «il Covid è un’infezione a cui dovremmo abituarci, rimarrà a lungo tra noi».