Un boom di richieste è stato registrato dai logopedisti nel corso della pandemia di Covid-19: il 30% in più rispetto al periodo precedente. Il motivo, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, è da ricondurre al fatto che i pazienti che vengono ricoverati in terapia intensiva e dunque intubati molto spesso riportano problemi nella fonazione e nella deglutizione. Essi, in sostanza, devono re-imparare a parlare e non solo.



A evidenziare l’ennesimo problema che scaturisce a seguito dell’infezione del Covid-19 è stata la Federazione Logopedisti Italiani. “Molti pazienti finiti in terapia intensiva devono riacquisire alcune capacità primarie: dopo aver trascorso anche trenta o sessanta giorni in rianimazione per tanti, soprattutto se adulti o anziani, è necessario un preciso percorso di riabilitazione per ricominciare a parlare, a deglutire o a mangiare correttamente”, ha spiegato la presidentessa Tiziana Rossetto. Le liste di attesa, tuttavia, sono spesso di oltre un anno. Un problema non indifferente per il sistema sanitario.



Covid, boom di richieste per logopedisti: il motivo

Il disagio che emerge a seguito del boom di richieste per i logopedisti nel corso della pandemia di Covid-19 è che, in base ai dati resi noti attraverso il Libro Bianco della Federazione Logopedisti Italiani, il numero di professionisti che il Paese mette a disposizione non è sufficiente a rispondere alle tante domande di assistenza.

“In Italia ci sono circa 15mila specialisti, 24 ogni 100mila abitanti, contro una media europea di 40 per 100mila. I circa 840 laureati che si registrano ogni anno non bastano a colmare il divario con gli altri Paesi e le conseguenze di questa carenza sono purtroppo a carico del cittadino e paziente”, ha aggiunto ai microfoni del Corriere della Sera la dott. Tiziana Rossetto. È per questa ragione che sono state avviate delle iniziative di telelogopedia. I pazienti vengono assistiti a distanza. Ciò, tuttavia, in molti casi non è sufficiente.