INCHIESTA COVID SI FA IN 3: BERGAMO, BRESCIA E ROMA. ORA COSA SUCCEDE

In origine era solo una l’inchiesta sul Covid e su cosa potrebbe non essere funzionato nella catena di comando in quei mesi tremendi dell’inizio pandemia tra Governo Conte-2, Regione Lombardia, Ministero della Salute, Cts e Protezione Civile. Poi però in pochissimi giorni si sono profilati ben tre “filoni” diversi che su altrettante Procure produrranno capi di accusa e potenziali processi in futuro: siamo partiti da Bergamo per giungere poi a Brescia e, da ultimo, Roma. Inevitabile però ripartire dall’inchiesta originaria, quella dei pm di Bergamo su denuncia dei familiari delle vittime di quei primi mesi di pandemia Covid nella Bergamasca: 19 indagati per reati di omicidio colposo plurimo, epidemia colposa e rifiuto di atti d’ufficio – presenti, tra gli altri, l’ex Premier Conte, il Ministro Speranza e il Governatore Fontana – rappresentano il punto di partenza della maxi inchiesta sul Covid.



Dalla chiusura delle indagini del Procuratore Chiappani, in solo una settimana, sono nati altri due “filoni” a Brescia e ieri a Roma: se Bergamo si occuperà nel potenziale processo degli indagati su vicende Regione Lombardia, Asst e Ats, a Brescia ci sarà il Tribunale dei Ministri per Conte e Speranza mentre infine a Roma ci sarà l’inchiesta sullo stralcio degli atti di Bergamo (13 indagati che aspettando ancora l’ufficialità dopo le notizie circolate ieri sulla stampa nazionale). Proprio da qui ripartiamo per le ulteriori novità emerse nel corso delle ultime ore: se infatti alla sbarra a Bergamo vi saranno tre principali accuse sul fronte Covid – mancata zona rossa nei paesini della Bergamasca, il mancato aggiornamento del piano pandemico e l’ospedale di Alzano Lombardo – da ieri sappiamo che nell’inchiesta stralcio a Roma sono giunte le accuse contro tutti gli ex Ministri della Salute dal Governo Letta in poi (Beatrice Lorenzin, Giulia Grillo e Roberto Speranza) sul mancato aggiornamento del piano pandemico (reato di omissione in atti d’ufficio). Non solo, altri 10 tecnici del Ministero vengono indagati con accuse, tra le altre, di falso ideologico in quanto «responsabili per i dati falsi comunicati a Oms e Commissione europea attraverso appositi questionari». Si tratta dell’ex n.2 dell’OMS Ranieri Guerra e di altri direttori generali come Claudio D’Amario, Francesco Maraglino, Loredana Vellucci e Mauro Dionisio. Al presidente dell’Iss Silvio Brusaferro si contesta invece la «truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche»; infine, nell’inchiesta Covid a Roma legati al mancato aggiornamento del piano pandemico, vi sarebbero indagati anche Guerra, Maria Grazia Pompa (direttrice dell’Ufficio 5 fino al 2016); Francesco Paolo Maraglino (direttore dell’Ufficio 5 della Direzione prevenzione sanitaria).



CONTE E SPERANZA, TRIBUNALE DEI MINISTRI ARCHIVIA INCHIESTA COVID

Tre inchieste in tutto, un numero altissimo di indagati, documenti e accuse, con una generale sensazione di “caos sul Covid” che potrebbe perdurare diversi mesi, se non anni: al momento il quadro è piuttosto confuso, anche se i familiari delle vittime recepiscono con soddisfazione l’evolversi delle indagini approfondite della magistratura. «La storia che stiamo riscrivendo si arricchisce di un nuovo capitolo. Questa notizia ci dà ancora più forza per proseguire il nostro cammino verso la verità e la giustizia», spiega l’Associazione Familiari Vittime Covid. Nel frattempo, dopo la tripla inchiesta Covid arriva anche una prima archiviazione posta dal Tribunale dei Ministri di Roma (resta aperto il fascicolo invece a Brescia, ndr): come fa sapere l’ANSA, sono state «decisioni dall’evidente ‘carattere politico’ quelle del Governo guidato da Giuseppe Conte i cui ritardi e le inefficienze nell’adozione delle misure organizzative e restrittive, necessarie a fronteggiare il Covid nella prima fase dell’emergenza, non hanno causato l’epidemia».



Il Tribunale dei Ministri di Roma ha dunque archiviato la posizione dell’ex Premier Giuseppe Conte e di gran parte del suo esecutivo che gestì l’intera origine della pandemia da Covid-19: archiviati i Ministri Speranza (Salute), Luciana Lamorgese (Interni), Lorenzo Guerini (Difesa), Luigi Di Maio (Esteri), Roberto Gualtieri (Economia) e Alfonso Bonafede (Giustizia). «In nessun modo l’epidemia può dirsi provocata dai rappresentanti dell’esecutivo», rilevano ancora i giudici del Tribunale dei Ministri nel comunicare l’archiviazione, non possono essere considerati colpevoli «soprattutto in una situazione di incertezza come quella sopra descritta non era esigibile da parte degli organi di governo l’adozione tout court di provvedimenti in grado di impedire ogni diffusione dei contagi che non tenessero conto della necessità di contemperare interessi diversi e in particolare la tutela della salute e la tenuta del tessuto socio-economico della collettività». Nessun omicidio colposo plurimo, come invece accusavano le famiglie delle vittime di Bergamo: «Per verificare la colpevolezza si dovrebbe conoscere la genesi del contagio delle singole vittime e stabilire, al di là di ogni ragionevole dubbio, che misure di contenimento che non siano state adottate dal governo o disposte in ritardo avrebbero evitato il contagio o l’esito letale». Infine, non si ravvisa alcuna ipotesi di reato in quanto «Gli strumenti scientifici – dice il documento finale – non sono in grado di accertare tali circostanze e non è possibile escludere responsabilità dei terzi considerato che la diffusione del virus dipende in buona parte da comportamenti virtuosi della collettività». Non ci stanno i familiari delle vittime che tramite l’avvocato Vincenzo Perticaro fanno sapere «A differenza di quanto si dice nell’archiviazione non siamo negazionisti, tanto meno No vax. Abbiamo denunciato precise responsabilità dell’organizzazione mondiale della sanità, su cui non abbiamo avuto alcuna risposta né dalla Procura né dal Tribunale. La dimostrazione che avevamo ragione ce la offre la Procura di Bergamo, dove abbiamo depositato la nostra denuncia con esiti diversi».