Un paziente cinese della Val Seriana, in provincia di Bergamo, potrebbe aver mostrato i sintomi del covid già a gennaio del 2020, prima che la pandemia esplodesse definitivamente anche in Italia. Come riferisce l’edizione bergamasca del Corriere della Sera, il caso sarebbe riferibile in una zona a pochi chilometri da Nembro e Alzano, due dei paesi simbolo della prima ondata, e a raccontare questo inedito è la cartella clinica di un cittadino che la scorsa settimana è stata lasciata da un anonimo nella cassetta della posta dell’avvocato Consuelo Locati, titolare della causa civile che è stata depositata contro il tribunale di Roma, e in cui sono rappresentati più di 500 parenti di vittime di covid, per la maggior parte proprio bergamaschi.
Il paziente avrebbe 54 anni e sarebbe originario della Cina, e risulta essere tutt’ora residente nella zona della Valle; inoltre, sarebbe allettato da tempo dopo aver subito un ictus. Il 26 gennaio 2020, un anno e mezzo fa, era stato ricoverato per via di «tosse e comparsa di dispnea», e le norme ministeriali in vigore in quei giorni prevedevano che il tampone molecolare venisse fatto solamente a coloro che provenivano da Wuhan, l’epicentro della pandemia, o che presentavano sintomi molto simili a quelli della Sars.
COVID, CASO SOSPETTO A BERGAMO A GENNAIO 2020: CARTELLA CLINICA NELLE MANI DEGLI INQUIRENTI
Ed in effetti sia la tosse quanto la dispnea, come sottolinea il Corriere della Sera “potevano essere un indicatore significativo”, ma il test non venne eseguito nonostante lo stesso paziente presentò in seguito anche «febbre» e poi «versamento pleurico».
Inoltre, dopo la tac eseguita il 28 gennaio, si segnalò «la comparsa nel polmone sinistro di sfumati addensamenti parenchimali, con aspetto a vetro smerigliato», tipica descrizione del covid in termini radiologici. La cartella è stata trasmessa agli investigatori bergamaschi, che proveranno a indagare meglio sull’accaduto: secondo quanto raccolto dal Corriere, il paziente non si sarebbe recato in Cina nel periodo antecedente il potenziale covid, ma lo stesso ha dei parenti stretti che lavorano anche fuori da Bergamo, ed inoltre, visto l’ictus, era visitato da più infermieri.