I familiari delle vittime Covid di Bergamo chiedono 100 milioni di euro di risarcimento al ministero della Salute, alla Presidenza del Consiglio (quindi al Governo Conte II) e alla Regione Lombardia. Il loro obiettivo però non sono i soldi, ma una assunzione di responsabilità. La causa civile è stata intentata dai 520 familiari di oltre 200 vittime del Covid a Bergamo. A guidare la battaglia l’avvocato Consuelo Locati, figlia di una delle vittime e anima dell’associazione “Noi denunceremo” che con la sua attività ha innescato l’indagine aperta dalla Procura di Bergamo. La prima udienza si terrà l’8 luglio. Intanto presso il Tribunale civile di Roma sta per essere depositato un faldone di 2.099 pagine di documenti nella causa contro il Governo Conte II e la Regione Lombardia. Un lavoro di ricerca che ha messo insieme diverse vicende che hanno caratterizzato la gestione della pandemia. «A partire dal piano segreto ai verbali della task force e che evidenzia uno stato protratto di negligenze ed omissioni oltre che di violazioni di legge», osserva il legale.
Ma il team nei mesi scorsi ha portato alla luce anche la vicenda del rapporto Oms sparito, da cui è emerso che l’Italia non aveva un piano pandemico aggiornato. Inoltre, è entrato in possesso delle autovalutazioni mandate negli anni all’Oms e all’Ue sullo stato della preparazione pandemica.
“VIOLATO DIRITTO ALLA SALUTE E ALLA VITA”
«La causa civile chiama in causa le responsabilità trasversali della politica e delle istituzioni», spiega l’avvocato Consuelo Locati, come riportato dal Fatto Quotidiano. Dunque, la richiesta è «che si assumano le proprie responsabilità davanti ai cittadini che erano chiamati a proteggere e tutelare e di cui, invece, hanno violato sia il diritto alla salute che quello alla vita». L’associazione “Noi denunceremo” sostiene che nessuno possa contestare il fatto che non fosse chiara la gravità «della situazione epidemiologica perché era stata comunicata a tutti gli esponenti delle istituzioni», soprattutto a livello locale. Nel frattempo, sul piano penale prosegue l’inchiesta dei pm di Bergamo che attendono il deposito della perizia affidata al professor Andrea Crisanti, a quasi un anno dal suo incarico. Al microbiologo è stato chiesto, ad esempio, quali conseguenze ha avuto sull’epidemia nella Bergamasca la chiusura di poche ore dell’ospedale di Alzano Lombardo che secondo le testimonianze non fu sanificato.