Quasi in 9 casi su 10 è stato proprio il coronavirus a causare la morte. È quanto emerso dal nuovo rapporto stilato da Istat e Iss che hanno analizzato all’incirca 5mila schede e hanno fatto finalmente distinzione tra decessi “per” e “con” Covid. Era stato uno dei “tormentoni” delle conferenze stampa della Protezione civile, quando veniva comunicato il bollettino dell’epidemia. Angelo Borrelli, capo del dipartimento, specificava che erano decessi “con” coronavirus, quindi si intuiva che le cause di morte nella maggior parte dei casi potevano essere attribuite alla presenza di altre malattie, non all’infezione innescata da Sars-CoV-2. Invece ora viene fatta definitiva chiarezza col rapporto che indaga proprio sull’impatto del coronavirus sulla mortalità. Le conclusioni sono importanti: nell’89% dei casi è stata la causa direttamente responsabile, anche se sovrapposta ad altri problemi di salute. Il restante 11% invece sono morti a causa di altre malattie di cui soffrivano (come tumori, diabete ed altre) e per le quali sarebbero potuti morire a prescindere dal contagio.
MORTI CON O PER COVID? LA DISTINZIONE ISTAT ISS
Il coronavirus è una sorta di “acceleratore” di processi già in atto, quando si hanno malattie preesistenti. Per questi casi è possibile fare anche una distinzione per classi di età. Le persone tra 50 e 59 anni avevano tumori (5,7%), diabete (2,2%) e malattie del sistema circolatorio (3,1%). Invece nelle età più avanzate la distribuzione delle cause è più variabile, anche se il cancro resta al primo posto seguito da cardiopatia ischemica e malattie cerebrovascolari. La conclusione a cui è giunto il rapporto Istat e Iss è importante in questa fase in cui qualcuno pensa che il peggio è passato: «Il Covid 19 può rivelarsi fatale anche da solo». Infatti, il 28,2 per cento dei pazienti non avevano problemi di salute, a prescindere da sesso ed età. Graziano Onder, del dipartimento malattie cardiovascolari e invecchiamento dell’Istituto Superiore di Sanità, ritiene che si debba togliere un 10% dal numero dei decessi perché «probabilmente non tutti i morti attribuiti al virus sono legati a quello», ma d’altra parte ritiene che «molte vittime dell’epidemia sono sfuggite perché tra marzo e aprile, in piena emergenza, non a tutte è stato possibile fare il tampone».