La chiusura delle scuole durante la pandemia di Covid-19 è stata pressoché inutile. A rivelarlo è uno studio di Bankitalia, pubblicato in lingua inglese e dal titolo “Schools and the transmission of Sars Cov2, evidence from Italy”. L’autore del documento, l’economista Salvatore Lattanzio, si è soffermato sull’effetto delle riaperture e della chiusura delle scuole sulla diffusione del Coronavirus, quando ancora i vaccini non erano disponibili. Queste sono state le sue conclusioni: “La chiusura delle scuole non sembra avere influenzato – almeno nel breve periodo – le dinamiche di contagio per chi è stato più esposto al rischio di sviluppare forme più gravi”.
Peraltro, a pagina 27 del documento si legge che questi dati “non considerano gli effetti gravi e di lunga durata che la chiusura delle scuole ha sull’apprendimento degli studenti, sulla salute mentale, sull’interazione sociale e sui genitori, in particolare sull’offerta di lavoro delle madri”. Lattanzio ha evidenziato che “quando si opta per la chiusura delle scuole per un lungo periodo di tempo, i responsabili politici dovrebbero soppesare i vantaggi della riduzione della circolazione del virus rispetto ai costi associati alle chiusure”.
“CHIUSURA DELLE SCUOLE IN PANDEMIA COVID NON PORTÒ A BENEFICI NELLA LOTTA AL VIRUS”: L’ANALISI DI BANKITALIA
Nel “paper” di Bankitalia sulla chiusura delle scuole durante la pandemia di Covid-19, si dice anche che, con la vaccinazione di massa nella popolazione, l’analisi costi-benefici potrebbe essere sempre più favorevole a “tenere aperte le scuole o, almeno, a tenerle aperte per la maggior parte del tempo con la rotazione degli studenti, con sistemi di apprendimento ibridi che combinano distanza e presenza in caso di ulteriori ondate in futuro”.
Di fatto, ha spiegato Lattanzio, “avere una precisa quantificazione dei benefici della chiusura delle scuole è fondamentale per adottare risposte politiche adeguate ed evitare inutili perdite di apprendimento per gli studenti”. Infine, l’esperto della Banca d’Italia nel suo documento ha osservato che “tassi di incidenza più elevati tra gli studenti sono associati alla qualità degli edifici scolastici e, in misura minore, con l’affollamento delle aule”.