È estate e la pandemia di Covid è ormai un lontano ricordo, ma il virus continua a circolare e in molti si domandano come riconoscere un’eventuale infezione, distinguendola da un normale raffreddore. È infatti da tenere a mente che i soggetti fragili, sebbene i rischi siano ormai minimi per gran parte della popolazione, andrebbero sempre protetti a fronte dell’aumento di casi che si sta verificando. È per questo motivo che non bisogna farsi sorprendere. A parlarne, ai microfoni di Repubblica, è stato Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Ospedale Galeazzi di Milano.



I sintomi del Covid di oggi, sottolinea l’esperto, sono praticamente identici a quelli di qualche anno fa, se non per la loro entità più lieve, che si avvicina a quelli di un normalissimo raffreddore: “Naso chiuso e che cola (rinorrea), starnuti, affaticamento, stanchezza e malessere, mal di gola, mal di testa, che può essere diverso dal solito o durare più del solito”, ha spiegato. “Questi sono i sintomi più comuni, ma restano possibili dolori muscolari, riduzione dell’appetito, tosse insistente, nausea e diarrea, febbre o febbriciattola. Sempre meno comuni, ma comunque possibili, sono la perdita di olfatto e gusto”.



Covid, sintomi e cosa fare in caso di positività in estate

Fabrizio Pregliasco ha ammesso che non è del tutto da escludere la possibilità di contrarre il Covid questa esatte. “I virus non sono intelligenti, ma proseguono la loro vita, e si diffondono, attraverso una continua trasformazione. I sintomi che generano in questa estate, sono in gran parte sovrapponibili a quelli di un raffreddore”, ha rassicurato. Una particolare accortezza però è da tenere per coloro che non hanno un sistema immunitario abbastanza soddisfacente e ai bambini, che possono avere dei fastidi diversi dagli adulti. “Nei più piccoli la variante XBB.1.16 (Arcturus) sembra poter indurre congiuntivite (occhi rossi e pruriginosi)”, ha spiegato l’esperto.



In caso di positività, ad ogni modo, non c’è da preoccuparsi, ma seguire il buon senso, evitando di contagiare qualcun altro. “È meglio rimanere a casa per evitare di diffondere la malattia, ma anche sovrinfezioni batteriche o complicanze legate alla stanchezza”.