Tra i danni che lascia l’infezione Covid ci sono pure quelli al cervello. Lo evidenzia uno studio italiano pubblicato sulla rivista scientifica Neurological Sciences, da cui emerge che una volta risulta la fase acuta ci sono “strascichi” soprattutto neurologici. Il lavoro si chiama “COVID Next” ed è stato svolto dall’Università di Brescia e dall’Istituto Neurologico Besta di Milano. La ricerca si aggiunge all’elenco di studi che hanno rilevato come la sindrome neurologica post-Covid possa riguardare fino a 7 pazienti su 10 che hanno avuto sintomi medio-gravi, lasciando disturbi di memoria, concentrazione, sonno e umore. Non si esclude che queste difficoltà dipendano da alterazioni della morfologia cerebrale, in virtù di un effetto diretto del coronavirus sui pazienti contagiati che in alcuni casi hanno registrato una riduzione volumetrica in alcune aree chiave del cervello.
D’altra parte, anche la riduzione delle interazioni sociali ha causato una riduzione della materia grigia per giovani e anziani, con il rischio di sviluppare dipendenze o veder accelerato il deterioramento cognitivo. Lo studio, che ha esaminato i dati di 165 pazienti ricoverati con forma medio-grave di Covid, ha mostrato che i sintomi respiratori e metabolici hanno un picco durante la degenza, poi si riducono fino a stabilizzarsi dopo le dimissioni. Invece i disturbi neurologici hanno un andamento opposto.
“DISTURBI NEUROLOGICI ANCHE CON COVID LIEVE”
I disturbi neurologici post Covid cominciano a crescere dopo la risoluzione della fase acuta dell’infezione. Alessandro Padovani, presidente eletto Società Italiana di Neurologia e responsabile dello studio, sottolinea l’esistenza di una correlazione almeno parziale tra i disturbi neurologici e la gravità del Covid. Fino al 70% di pazienti con Covid medio-grave segnala sintomi neurologici anche sei mesi dopo, come stanchezza cronica (34%), disturbi di memoria/concentrazione (32%), del sonno (31%), dolori muscolari (30%) e depressione e ansia (27%). Ma questi disturbi «si stanno manifestando spesso anche in chi ha avuto una malattia di grado lieve». Quel che ancora non è chiaro è perché il coronavirus colpisca anche il cervello.
Per Emilio Sacchetti, professore emerito di Psichiatria dell’Università di Brescia, potrebbero avere un ruolo i meccanismi neuronfiammatori causati dall’infezione, oltre che «le condizioni pregresse dell’individuo aggravate da una condizione intensa e prolungata di stress». Ma la pandemia sta avendo un effetto anche sulla morfologia del cervello. «Gli studi con scansioni cerebrali stanno riferendo nei pazienti contagiati una riduzione della materia grigia in aree come l’ippocampo, che è connesso alla memoria, o le aree associate alle emozioni», ha rilevato Giovanni Biggio, professore emerito di Neuropsicofarmacologia dell’Università di Cagliari.