Il cuore può essere danneggiato dal virus comunemente denominato Covid-19? La risposta, purtroppo, è “sì” e giunge al termine di uno studio (“Cardio-CoV) condotto dal Centro Cardiologico Monzino con l’Istituto nazionale malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma e finanziato nella sua globalità dalla Regione Lombardia. I risultati del lavoro di ricerca hanno recentemente trovato pubblicazione sulla rivista scientifica “Cardiovascular Research”, a cura della European Society of Cardiology, e da essi si evince come le cellule stromali, tra le più diffuse all’interno dell’organo principe del nostro corpo, rischiano di essere attaccate dal Coronavirus e di divenirne addirittura vettori al suo interno.
In particolare, tale tipologia di cellule stromali ha la capacità di reagire a tale aggressione da parte del virus SARS-CoV-2 mediante una pronta e immediata risposta infiammatoria, che però, giocoforza, rischia di provocare danni e complicanze cardiache, soprattutto nei casi più gravi di Covid, determinando l’insorgere di aritmie destinate a cronicizzarsi e anche di scompensi.
COVID E DANNI AL CUORE: “È UN BERSAGLIO”
I ricercatori sono stati coordinati nel loro operato da Maurizio Pesce, responsabile dell’Unità di Ricerca in Ingegneria Tissutale Cardiovascolare del Monzino, il quale ha dichiarato ai microfoni di Agi che “il Sars-CoV-2 ha manifestato, sin dall’esordio della pandemia, il potere di innescare gravi problematiche a livello cardiaco, come aritmie e scompenso, in alcuni casi persistenti anche dopo la guarigione dal virus. Per questo ci siamo concentrati sull’interazione fra virus e cuore, con l’obiettivo di incrementare le attuali conoscenze alla base delle manifestazioni cliniche e di individuare nuove terapie in grado di proteggerlo. In particolare, ci siamo focalizzati sulle cellule stromali del cuore che sono da tempo e a fondo studiate nei laboratori del Monzino. La caratteristica principale di queste cellule è di essere protagoniste della risposta infiammatoria alla base della fibrosi e dello scompenso cardiaco, osservati in molti pazienti Covid-19”. Come curare dunque questa problematica? “I nostri risultati supportano l’utilizzo degli anti-infiammatori, già utilizzati negli attuali protocolli anti-Covid-19 per minimizzare la risposta infiammatoria a livello cardiaco, e permettono di escludere che vi sia un’interazione tra trattamenti anti-ipertensivi e gravità dell’infezione, almeno a livello del cuore”.