La Commissione sanitaria nazionale cinese ha comunicato che dall’8 dicembre al 12 gennaio sono stati registrati poco meno di sessantamila morti, per l’esattezza 59.938, a causa del covid in Cina. Un rapporto governativo che, come ricorda il Corriere della Sera, è giunto dopo settimane di silenzio e di critiche da parte dell’Oms, che ha accusato più volte Pechino di «sottostimare il numero delle vittime».



Secondo la stessa Commissione, i contagi sono in calo e il picco dell’ondata sarebbe stato superato, ma la situazione in Cina resta ancora incerta, visto che secondo alcuni studi, il punto massimo dell’ondata dovrebbe passare ancora dalle campagne e dovrebbe durare altri due o tre mesi, alimentata dai viaggi imminenti in vista del capodanno lunare cinese che cadrà il prossimo 22 gennaio. 300 milioni di lavoratori potrebbero lasciare le grandi metropoli per tornare nei villaggi di campagna, e queste migrazioni potrebbero causare, secondo Airfinity, 25mila morti al giorno per covid, e già oggi la media dovrebbe essere di 15mila decessi ogni 24 ore.



COVID, CINA COMUNICA I DATI SUI MORTI: DAL 7 DICEMBRE UNA SERIE DI MOSSE SCIAGURATE

La Cina rischia quindi di peggiore ulteriormente la sua situazione epidemiologica con una possibile ripercussione anche a livello mondiale, ed è colpa delle misure di restrizione che sono state di fatto allentate dallo scorso 7 dicembre. Dopo anni di linea Covid Zero, il governo ha eliminato qualsiasi contromisura e ciò ha causato un’infezione di massa, con ospedali stracolmi di pazienti, e code ai forni crematori.

Pechino è divenuta così una città fantasma per il covid attorno a metà dicembre, con la gente chiusa in casa per evitare i contagi, e il governo si è rifiutato di comunicare i dati relativi alle infezioni. Ora la Cina sta iniziando a comunicare i primi dati per cercare di rassicurare l’Oms e il mondo circa la nuova ondata di virus: ma sarà davvero così o si ripeterà quanto già visto esattamente tre anni fa?