Alcuni anticorpi possono neutralizzare tutte le varianti note del Coronavirus, compresa anche Omicron 5. È l’incredibile scoperta avvenuta all’Università di Tel Aviv, in Israele, e pubblicata sulla rivista Nature. Tra i risultati più sorprendenti dello studio c’è la possibilità di ricorrere sempre meno ai vaccini aggiornati e contemporaneamente di rafforzare il sistema immunitario dei soggetti più a rischio di contrarre la malattia in forma grave.
I ricercatori dell’Università di Tel Aviv hanno mostrato come due tipologie specifiche di anticorpi, isolate dal sistema immunitario di alcuni pazienti che avevano contratto il Covid nel 2020, hanno la capacità di contrastare efficacemente tutti i ceppi del virus, tra cui anche le ben note Delta e Omicron. Lo studio infatti nasce dalla volontà di comprendere in che modo reagiscono gli anticorpi delle persone che sono state infettate e sono guarite dal Coronavirus, nell’anno in cui la pandemia era ancora agli inizi. Il team, sotto la guida della ricercatrice Natalia Freund, ha isolato nove anticorpi diversi dai pazienti, procedendo quindi a studiarne la struttura e ad analizzare in vitro la capacità di neutralizzare Sars-cov-2.
Anticorpi contro tutte le varianti del Covid, sono più efficaci perché…
L’analisi del comportamento degli anticorpi non si è fermata alle prime forme del virus, bensì è continuata con gli anni e ha preso in considerazione tutte le varianti conosciute, soprattutto quelle che hanno destato maggiormente la preoccupazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: alfa, beta, gamma, delta e infine omicron. Mentre uno studio precedente del team aveva mostrato che “gli anticorpi più efficaci erano quelli che si legavano alla proteina spike del virus nello stesso punto in cui essa si lega al recettore cellulare Ace2”, cioè quello responsabile di far entrare il virus nelle cellule umane, la nuova ricerca ha aggiunto ulteriori dettagli.
I due anticorpi rivelatisi più efficaci infatti si legavano alla proteina spike in una regione differente rispetto a quella a cui si legano gli altri. In particolare, si tratta di una regione meno soggetta a mutazioni. Come si legge nello studio, infatti, “l’infettività del virus aumenta con ogni variante perché ogni volta cambia la sequenza amminoacidica della parte della proteina spike che si lega al recettore Ace2, aumentandone così l’infettività e allo stesso tempo eludendo gli anticorpi naturali che si sono creati a seguito delle vaccinazioni”. Questa scoperta potrebbe quindi aprire la strada alla somministrazione di questi anticorpi per bloccare la diffusione del Covid, ma anche per rafforzare la risposta immunitaria dei soggetti a rischio oppure fragili.