Il ministro per gli Affari europei Vincenzo Amendola è volato a Berlino per chiedere alla Germania di adoperarsi per far sì che l’Ungheria e la Polonia non ostacolino una rapida approvazione del Next Generation Eu, che deve essere ratificato da tutti i Paesi membri. L’Italia punta molto sui fondi europei già per la Legge di bilancio che dovrà essere approvata in poco più di 15 giorni. Non dovrebbe essere difficile per Angela Merkel trovare una soluzione per non interrompere sul nascere il cammino del Recovery fund, ma chiederà qualcosa in cambio all’Italia? «Non credo, perché questa pioggia di denaro che arriva dall’Ue e allo stesso tempo anche dalla Bce dipende dal fatto che se fino a qualche mese fa l’Italia, il Portogallo e la Grecia erano considerati Paesi di “Serie B”, da tenere bene a bada, ora la pandemia ha cambiato le cose», ci dice Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie.



In che modo le ha cambiate?

Non le ha cambiate tanto nella scorsa primavera, quanto nell’autunno appena iniziato, in ragione dei contagi drammaticamente aumentati innanzitutto in Francia, oltre che in Spagna, che veniva considerata tra i Paesi “bravi” che aveva applicato con successo le ricette europee, e che si stanno estendendo anche in Germania. Ora la Francia ha bisogno delle risorse europee più di noi, la Germania ha problemi, così come gli altri Paesi “virtuosi”.



Insomma, tutti ora hanno bisogno delle risorse del Recovery fund.

Sì. È ovvio che per la Germania l’Italia è complementare dal punto di vista industriale ed è essenziale per tenere in piedi l’euro, senza dimenticare che il nostro mercato è importante anche per i tedeschi e i francesi, ma è come se l’Europa da “matrigna” fosse diventata “materna” perché i Paesi “falchi” sono diventati bisognosi di aiuto. L’Europa cerca quindi di salvare i suoi figli più robusti che sono diventati deboli e tutti gli altri ne hanno un vantaggio grazie a un maggior permissivismo. Occorre quindi che la Merkel trovi una soluzione sul Recovery fund non nell’interesse dell’Italia, ma di tutti i Paesi.



Questo permissivismo non durerà però per sempre…

È chiaro che l’Europa sarà permissiva almeno fino all’anno prossimo. Non solo perché per il vaccino ci vorrà qualche mese, ma anche perché occorre far risalire l’economia, cosa che per i Paesi molto colpiti dalla pandemia è più difficile. Se avessimo un Governo decente potremmo risalire rapidamente. Invece l’esecutivo preferisce il reddito di cittadinanza agli investimenti, mantiene il Decreto dignità e le rigidità del mercato del lavoro anziché introdurre la flessibilità. L’Italia si è autoingessata e ripartire è più difficile.

Non vede quindi la possibilità che nella Legge di bilancio si riescano a prendere decisioni per favorire la risalita dell’economia e sfruttare questo momento?

Sono molto pessimista, anche perché siamo in una situazione in cui il ministro dell’Economia è esponente del partito “socio” di minoranza del Governo che non riesce a fare quello che vorrebbe e il “socio” di maggioranza non sa cosa proporre di concreto e non è coeso. Il risultato è che ci sono poche decisioni e pasticciate, come nel caso del superbonus per le ristrutturazioni del 110%.

Insomma, siamo di fronte a un sollievo temporaneo e a un’occasione persa?

Sì, siamo di fronte a un sollievo temporaneo. La partita del Next Generation Eu è molto importante e le decisioni che verranno prese in Italia sul Recovery plan nelle prossime settimane condizioneranno le politiche dei prossimi sette anni. Mi auguro che l’occasione non venga persa quanto meno a livello europeo. Bruxelles è infatti cosciente che non può vivere a rimorchio degli Stati Uniti, anche perché gli Usa stessi non possono trainare tutto il mondo. L’Europa deve quindi cercare di diventare una potenza mondiale economico-politica e anche militare.

(Lorenzo Torrisi)