Una strategia di sopravvivenza, come quella insegnata nei centri di formazione dei marines degli Stati Uniti – questo è ciò che i settori musicali di diversi paesi stanno tentando. La musica dal vivo deve far fronte alle restrizioni del governo sul pubblico, sui posti a sedere e sulle distanze sia nei palchi sia in platea. Inoltre, le sovvenzioni si stanno riducendo a causa delle priorità date ad altre spese pubbliche, come il settore sanitario e la rete di sicurezza sociale rivolta ai disoccupati, ai cassintegrati e alle imprese che si trovano sull’orlo del fallimento, nonché a causa dell’aumento dei debiti del settore pubblico. Infine, molti frequentatori di opere e concerti restano chiusi a casa a causa della pandemia e temono che le sale siano in sicurezza ma non gli ingressi e le uscite. La diminuzione del reddito disponibile delle famiglie non è di buon auspicio per diversi anni dopo la fine della crisi sanitaria e, per chi può, l’aumento del risparmio precauzionale a ragione dell’incertezza.
Il 15 ottobre 2020, l’Associazione Nazionale Fondazioni Lirico-Sinfoniche (ANFOLS) – che riunisce i principali teatri d’opera – ha rilasciato una dichiarazione allarmata e allarmante: una contrazione al botteghino di 60 milioni di euro stimata per il 202. Ha chiesto, naturalmente, al governo di intervenire. Questo è altamente improbabile. Inoltre, è impossibile programmare perché c’è un’incertezza chiave sulla disponibilità di capacità di posti a sedere. Dopo un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) del 13 ottobre, fino al 15 novembre, il regolamento operativo stabilisce una capacità di posti a sedere di mille posti a sedere per gli spettacoli all’aperto e di duecento per gli spettacoli interni. Teatri e sale da concerto hanno lavorato su un piccola codicillo: su richiesta delle autorità regionali e con le piante approvate dalle autorità sanitarie, la capacità può essere ampliata.
Per dare un’idea: a Roma l’Auditorium di Santa Cecilia, con una capacità di quasi tremila posti, è autorizzato a vendere circa ottocento biglietti e il Teatro dell’Opera, con una capacità di quasi duemila, circa seicento. A Bologna è chiusa l’affascinante architettura della Sala dei Bibiena del Teatro Comunale; concerti sono eseguiti in una sala enorme prevista per le principali conferenze e incontri politici; la versione da concerto di Madama Butterfly è in scena senza il coro femminile in quanto uno dei suoi membri è stato trovato per essere Covid-positivo. Le prospettive non sono incoraggianti. In estate, solo un contagio era stato segnalato nel settore musicale, ma solo pochi giorni fa a Bari il Teatro Petruzzelli ha dovuto sospendere le esibizioni del Falstaff di Verdi a causa di dieci casi di infezione tra i musicisti. Ci sono altri casi. Il coro dell’Accademia di Santa Cecilia; alla Scala l’ultima di Aida è stata annullata perché il tenore Francesco Meli è risultato “positivo”. Il Teatro alla Scala aveva convocato una conferenza stampa il 16 ottobre per presentare il programma dicembre-marzo, ma lo ha annullato la mattina stessa in cui era previsto. Sussurri maligni dicono che il virus sta circolando nei più noti teatri d’opera italiani. Il Teatro La Fenice ha annunciato il 21 ottobre una stagione ridotta, con in pratica un unico nuovo allestimento (Fidelio in omaggio ai 250 anni dalla nascita di Beethoven) sino alla fine di febbraio. Anche il Filarmonico di Verona ha proposto sei concerti e Un Balllo in Maschera- Programmi e procedure per l’acquisto dei biglietti sono sui siti dei teatri.
Il 16 ottobre è stato approvato un nuovo DPCM. Non riguarda direttamente teatri e sale da concerto. Tuttavia, in una conferenza stampa, il Primo Ministro ha affermato che la situazione sarà monitorata nelle prossime due-tre settimane e che, se necessario, saranno a adottate nuove misure. Inoltre, alcune Regioni hanno imposto “copri fuoco” serali che rendono difficile la frequentazioni di spettacoli la sera.
Alcuni teatri del circuito OperaLombardia hanno anticipato l’inizio delle rappresentazioni alle 18,30. Gli inviti di medici e di politici a restare a casa non incoraggiano l’affluenza allo spettacolo dal vivo.
Dubito in rapida rottura del velo d’incertezza. In questo periodo, come ha fatto il cinema, la grande musica del vivo che richiede masse artistiche e scene e costumi, dovrebbe ripensare il proprio modello di business sia dal lato della produzione sia dal lato della offerta di fruizione.