Esiste una forte relazione tra la diffusione del Covid e la presenza di polveri sottili nell’aria. Gli esperti lo pensavano da tempo, ma adesso è arrivata la conferma dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea). Essa ha condotto, come riportato da Il Sole 24 Ore, uno studio in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata e ha potuto contare sul supporto del supercalcolatore ENEA-CRESCO6 per le simulazioni di dinamica molecolare.
“Durante la fase iniziale della pandemia la Lombardia e, in generale, tutta l’area della Pianura Padana sono state colpite più duramente dall’infezione virale rispetto al resto del Paese. Parliamo di una parte d’Italia tra le più inquinate e questo ha portato la comunità scientifica a ipotizzare un possibile ruolo del particolato atmosferico nella diffusione del virus”, spiega Caterina Arcangeli, ricercatrice Enea del Laboratorio Salute e Ambiente e co-autrice della ricerca. I risultati hanno validato l’ipotesi.
Lo studio sulla relazione tra Covid e polveri sottili è iniziato col rilevamento del genoma del virus responsabile su almeno il 50% dei campioni di filtri per il PM2.5 raccolti nella città di Bologna nell’inverno del 2021. “A seguire abbiamo realizzato al computer modelli molecolari semplificati di PM2.5 e di SARS-CoV-2 e abbiamo valutato la loro interazione mediante simulazioni ad alte prestazioni eseguite con il supercalcolatore CRESCO6”. È emerso che i glicani (zuccheri) presenti sulla superfice della proteina Spike giocano un ruolo importante nell’interazione tra virus e particolato. Le caratteristiche chimiche di quest’ultimo inoltre fanno sì che il contenuto in carbonio elementare abbia una funzione guida nell’interazione con il SARS-CoV-2.
Non è un caso dunque che la Lombardia e in generale la Pianura Padana siano state fortemente colpite dal Covid. Le zone in questione infatti sono quelle con il più alto livello di smog in Italia, con oltre 89 morti ogni 100mila abitanti attribuibili al particolato sottile.