In una Bari piovosa e in un’insolita Fiera del Levante, alle prese con severe procedure anti-Covid, ha preso avvio ieri mattina il Forum Mediterraneo 2020 in Sanità. Forse il primo evento “in presenza” da quando la pandemia ha imposto l’annullamento di ogni iniziativa di questo tipo. Il Forum si è trasformato subito nell’occasione per una prima collegiale riflessione di quasi tutti principali protagonisti del nostro sistema sanitario.
Gli organizzatori hanno dato vita a un’originale fusione tra relatori in presenza e interventi via zoom, senza rinunciare alle numerose attività formative e agli approfondimenti su molteplici temi di innovazioni, in collaborazione con le principali aziende private del settore.
Ospite d’onore Ranieri Guerra, il vice-direttore generale dell’Oms, uno dei volti più noti al pubblico televisivo, venuto alla ribalta nel corso di questi lunghi mesi di pandemia. Ranieri ha portato al Forum una visione globale dell’epidemia, pur essendo un grande conoscitore della sanità pubblica italiana.
“A che punto siamo?”, si è chiesto Guerra aprendo la sua “lezione”. “Siamo pienamente ancora ‘nel’ Covid, non oltre. E non sappiamo dire quando finirà”. “La critica principale – ha continuato – che viene rivolta all’Oms è che si muove con lentezza. Ma noi dobbiamo dire cose precise, consolidate, scientifiche”. La drammatica verità è che “l’Europa sta riprendendo un ruolo centrale nell’epidemia. Il tasso generale di mortalità si attesta tra il 2,3 e 2,5 in tutto il mondo. È vero che l’Italia sta meglio, ma siamo in una situazione di limbo, meglio degli altri ma non al sicuro. Capiremo come evolverà la situazione tra due/tre settimane. A cominciare dagli effetti derivanti dalla riapertura delle scuole”
“L’allarme delle ultime settimane deriva da una crescita esponenziale in tutti i Paesi europei. In questo momento Olanda, Belgio, Danimarca, Francia e Gran Bretagna sono i Paesi peggiori. I più virtuosi Germania e Italia. Ma con una tendenza in crescita. I rischi e i pericoli sono più difficili da comunicare, ma è bene prendere provvedimenti preventivi”.
“Rispetto ai numeri oggi a nostra disposizione – ha proseguito Guerra – la scuola sta incidendo per un 10% sui contagi. La scuola si sta comportando molto molto bene, ma la vera frontiera è la famiglia. L’Italia anche nei momenti peggiori ha tenuto aperto il 44% delle attività produttive”.
“Un quadro difficile è quello dei servizi sanitari per le altre patologie. Oltre un milione e mezzo di pazienti oncologici hanno trascurato terapie e cure. Per quanto riguarda i vaccini, a oggi sono 34 in fase clinica e 142 in fase pre-clinica. La fase industriale inizierà a fine anno. Poi ci sarà la fase logistica, subito dopo quella distributiva”.
“L’errore più grande? Aver dato un messaggio sbagliato ai ragazzi: fate attenzione ma voi non lo prenderete. Non è così, ormai sono chiari i sintomi che permangono anche nei casi asintomatici”. “Cosa succede adesso? È prevedibile una stagione influenzale più bassa. Sarà ancora più marcata se ci vacciniamo tutti. Invece quali insegnamenti abbiamo tratto fino ad oggi? Non ci sono elementi preferenziali, questo virus va da per tutto, viaggia con le persone. E può uccidere e colpire chiunque. È nell’aria, e ora sappiamo come si trasmette”
“La disinformazione colpisce e fa vittime pari al virus, dobbiamo combatterla, perché purtroppo si amplifica”. “Nel 2021 l’Italia presiederà il G20 – ha concluso Guerra – che sarà dedicato interamente alle politiche post-Covid. È un’opportunità unica per cambiare il modo in cui viene gestita la sanità e lo sviluppo”.
Dopo Ranieri hanno preso la parola diversi assessori regionali. Un confronto davvero unico nel suo genere, perché è la prima volta che – dalla Lombardia alla Campania – assistiamo ad un dibattito pubblico tra i principali responsabili della sanità regionale. Tra questi il più atteso era l’assessore lombardo. “È Il primo incontro a cui partecipo – ha esordito Giulio Gallera – Nella prima fase in Lombardia e in Emilia non era la medicina del territorio a non funzionare. Era l’impreparazione generale rispetto a patologie sconosciute. Questo non vuol dire che non esista da anni un tema ‘medicina del territorio’. La nostra riforma del modello sanitario lombardo approvata tre anni fa era ispirata esattamente al bisogno primario di prendersi cura del paziente non solo nella fase acuta della malattia. Il punto è che per anni abbiamo solo tagliato e tagliato. La parola d’ordine era risparmiare. Nessuno ha investito sui medici di base. Ora ne dobbiamo assumere 1.600 e non li troviamo. La telemedicina sono anni che ne parliamo. Ma non abbiamo superato neanche i problemi più semplici, come la privacy, i costi medi, le procedure non emergenziali, ecc.”
“Ora le regioni devono ragionare in modo nuovo, serve un nuovo contratto nazionale per il personale medico, se diciamo che si faranno vaccinazioni di massa, dobbiamo fare l’impossibile perché si facciano. Dobbiamo incentivare i medici di base. Ho imparato sulla mia pelle che bisogna costruire il consenso”, ha concluso a sorpresa l’assessore Gallera, “non ho più la voglia di fare il don Chisciotte. Le modalità di coinvolgimento ci sono, ora dobbiamo decidere di investire, mettendo risorse e progetti a disposizione. Anche il Governo lo sta facendo e siamo tutti soddisfatti, ora mettiamoci intorno ad un tavolo”.
Erano intorno al tavolo gli altri assessori di molte regioni, dell’Abruzzo, del Piemonte, del Friuli V.G., anche il neo assessore pugliese Lopalco.
Ultimo a prendere la parola il consigliere alla sanità della Campania Enrico Coscioni. “È illusorio dire che oggi siamo pronti”, ha esordito il futuro presidente di Agenas. “Concordo con Gallera, non vuol dire ‘girare intorno al problema’ dire che la medicina di base va completamente ripensata e riorganizzata. Non ha senso dare compiti, sotto la spinta dell’emergenza, a una rete che non funziona. Ci vuole un DM70 (il decreto con cui è iniziata la riorganizzazione degli ospedali, ndr) per la sanità del territorio. Se non finisce questa pandemia, è dura per tutti, ed è più difficile di quanto si può sembrare, ragionare di normalità”
“Voglio concludere con una riflessione difficile. Da quando è iniziata la pandemia sono crollati gli esami. Sicuramente è un segnale preoccupante per tanti aspetti, ma è anche la dimostrazione che continuiamo a sprecare. E ora che arriveranno più soldi, non dobbiamo farci beccare a sprecare. Serve anche una nuova etica della sanità”.