L’epidemia di coronavirus ha causato numerosi disagi e fra i tanti anche ai milioni di passeggeri che ogni giorno frequentano i mezzi pubblici, leggasi bus, treni, tram e via discorrendo. Fra le situazioni più caotiche vi è senza dubbio quella della stazione Flaminio di Roma, segnalata da RomaToday, dove i pendolari della Ferrovia Roma Nord sono costretti ogni mattina a viaggi al limite dell’incredibile. Tutta colpa della soppressione di “una ventina urbane e tre extraurbane”, come denunciato dall’associazione TrasporTiAmo, e che di fatto ha trasformato la stazione suddetta in un maxi assembramento. In attesa dell’arrivo dei mezzi pubblici, i vari passeggeri sono stipati vicino ai tornelli e ai lati dei binari, in barba alle misure di contenimento del virus. A complicare ulteriormente la situazione, il fatto che macchinisti e capitreno della ferrovia starebbero rifiutando le prestazioni di lavoro a straordinario, “visto il il mancato trasferimento del personale di macchina – si legge sempre su RomaToday.it – sempre promesso ma mai attuato sul serio. La reazione del personale, che, comunque, ricordiamo, non ha alcun obbligo di svolgere turni supplementari – si legge ancora – sarebbe dovuta alla decisione dell’Azienda di rimettere mani – in pejus – alle indennità di macchinisti e capitreno. Erogate finora in virtù degli accordi sindacali sottoscritti nel 2015 e secondo la tabella, derivata dagli stessi, utilizzata da cinque anni a questa parte sebbene ufficiosa”.
COVID E TRASPORTI PUBBLICI: RISCHIO CAOS SULLE STRADE
L’associazione TrasporTiAmo replica: “Considerato il momento particolare e delicato che stiamo vivendo, segnato dalla pandemia, dove è necessario efficientare il servizio per garantire il distanziamento fisico, non riusciamo davvero a comprendere la tempestività di Atac. Il nuovo orario stava funzionando, pur tra innumerevoli difficoltà, grazie unicamente al personale, tutto, resosi sempre disponibile per assicurare la mobilità all’utenza. E allora, perché adesso?”. Intanto l’agenzia Ansa ha pubblicato un report effettuato dall’Ufficio studi dell’Asstra, secondo cui, in caso di ulteriore riduzione della capienza dei mezzi, sarebbe complicato proseguire il servizio: “risulterebbe difficile per gli Operatori del Tpl – si legge – continuare a conciliare il rispetto dei protocolli anti Covid-19 e garantire allo stesso tempo il diritto alla mobilità per diverse centinaia di migliaia di utenti ogni giorno, con il conseguente rischio di fenomeni di assembramento alle fermate e alle stazioni”. Se la riduzione toccasse il 50% della capienza “si impedirebbe a circa 275 mila persone al giorno di beneficiare del servizio di trasporto sia per motivi di studio che di lavoro”. Di conseguenza le persone sarebbero costrette a passare dal mezzo pubblico a quello privato, “si potrebbero generare da oltre 42 mila a oltre 250 mila spostamenti in auto in più ogni giorno solo nelle ore di punta mattutine”, con tutto ciò che ne consegue.