Sono senza dubbio dure le parole di Giorgio Palù, il numero uno dell’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, che parlando delle origini del covid ha puntato il dito nei confronti della Cina. Parlando durante un punto stampa della Regione Veneto, e cercando di ripercorrere a ritroso le varie mutazioni del covid, il presidente dell’Aifa ha spiegato: “C’è poco da dire: il virus è cinese perché è lì che è nato e lì si è sviluppato”, parole riportate dall’Adnkronos. Quindi Palù ha rincarato la dose: “I cinesi nel 2000 sono stati zitti almeno 6 mesi prima di parlare del virus della Sars, e in questo caso sono stati zitti almeno tre mesi perché già a settembre 2019 era presente”.
Probabilmente Palù avrà fatto riferimento ad un recente studio della Temple University, che ha cercato appunto di indagare le origini del covid, scoprendo che il progenitore, il proCov2, proviene proprio dalla Cina (anche se non da Wuhan), e che il virus circolasse in maniera importante già durante l’autunno del 2019, quindi diverse settimane prima lo scoppio della pandemia di covid. Nella sua chiacchierata con i giornalisti, Giorgio Palù ha parlato anche di due varianti del covid, quella sudafricana e quella brasiliana, specificando che: “Sono importanti perché aumentano il fattore di diffusione e resistono agli anticorpi. La variante Sudafricana è la più preoccupante perchè si diffonde di più, da 3 a 5 volte rispetto alle altre, ma i vaccini funzionano”.
PALU’, FRA LE COLPE DELLA CINA SUL COVID E LE VARIANTI: “L’INDIANA…”
Ovviamente non si poteva non menzionare la variante indiana, modifica del ceppo originario covid che sta facendo una vera e propria strage in India, ma che da noi, almeno per il momento, non è ancora giunta in maniera massiccia. A riguardo però non vi sono ancora dati certi: “La variante indiana: è la somma di due varianti che si sono diffuse – ha continuato il presidente dell’Aifa Palù – ci sono una ventina di lavori che dicono alcuni che è più contagiosa, altri che dicono che lo è meno. Non ci sono ancora evidenze scientifiche che confermino che questa variante sia più virulente e letale”. Nel nostro paese allo stato attuale sta dominando la variante inglese: “E’ al di sopra del 91% dei casi, mentre la Sudafricana è in calo e per la Nigeriana ci sono soli pochi casi”.