Un gruppo di ricercatori dell’università di Tartu, in Estonia, ha realizzato uno studio molto interessante riguardante il covid, ed in particolare, i pazienti asintomatici, che hanno quindi preso l’infezione senza mostrarne i chiari sintomi. Lo studio, pubblicato su Frontiers Research Foundation, ha permesso di appurare la presenza di livelli di proteine infiammatorie elevate a lungo termine in individui appunto asintomatici, anche dopo la guarigione. Da quando il covid è divenuto una questione mondiale, gli addetti ai lavori si sono spesso e volentieri concentrati sugli asintomatici, i pazienti più difficili da intercettare, per ovvi motivi, nonché coloro che spesso e volentieri sono risultati essere dei veri e propri “untori” a loro insaputa.
Ed è proprio su questa categoria di pazienti che si sono concentrati i ricercatori estoni, ed in particolare, è stata analizzata la risposta anticorpale e delle cellule T ad una serie di marcatori di infiammazione, in 56 individui risultati positivi al covid, dopo la primissima ondata, quella del periodo febbraio, marzo 2020. Si tratta per lo più di casi asintomatici, e che sono stati poi ripresi in esame circa 7-8 mesi dopo la comparsa del covid, insieme a 115 persone sieronegative di pari età. E’ emerso che 7-8 mesi dopo l’infezione, gli anticorpi contro la proteina SARS-CoV-2 Nucleocapside (N) erano diminuiti, mentre non vi è stata rilevata una diminuzione degli anticorpi contro il ricettore Spike (S-RBD).
UNO STUDIO DELL’UNIVERSITÀ DI TARTU: ECCO COSA E’ EMERSO CIRCA GLI ASINTOMATICI
“Inaspettatamente – spiegano i ricercatori – abbiamo scoperto che gli individui asintomatici positivi agli anticorpi avevano livelli sierici aumentati di S100A12, TGF-alfa, IL18 e OSM, i marcatori dei macrofagi-monociti attivati, suggerendo un effetto infiammatorio persistente a lungo termine associato all’infezione virale negli individui asintomatici”.
Risultati che, come aggiungono i ricercatori estoni, supportano l’evidenza circa la persistenza a lungo termine del processo infiammatorio post covid, e la necessità quindi di un monitoraggio clinico post-infezione in individui asintomatici. Gli studiosi concludono dicendo che, comunque: “Sono necessari ulteriori studi per identificare se i livelli elevati di marker di infiammazione sono correlati all’effetto a lungo termine dell’infiammazione polmonare virale o rappresentano un fattore di rischio per l’aumento dell’infettività per il virus SARS-CoV-2”.