A quasi due anni dalla comparsa del covid nel mondo, con i numeri, soprattutto in certe parti del mondo, che stanno decisamente migliorando, è possibile prevedere come evolverà la situazione da qui al prossimo futuro? A questa complicata domanda ha cercato di dare una risposta il Corriere della Sera, vagliando le varie ipotesi prese in considerazione dagli addetti ai lavori, a cominciare dalla possibilità, quella più gettonata, di una lunga convivenza con il covid, così come tipico dei virus della famiglia dei “corona”. Del resto da una pandemia non si esce nel giro di una settimana, ma serve una transizione che probabilmente si potrebbe svolgere durante l’inverno che sta per arrivare, e che potrebbe far mutare la pandemia in endemia (trasformando di fatto il covid in influenza).
Tutto dipenderà da come evolverà la situazione nelle prossime settimane, e significativo a riguardo è anche ciò che accadrà in quelle aree dove le infezioni rimangono incontrollate, e dove quindi potrebbero verificarsi ulteriori mutazioni, con la comparsa di nuove varianti ancora più trasmissibili, anche se, va detto, l’adattamento di un virus all’uomo è un “processo che non dura per sempre”, ricorda il quotidiano di via Solferino. Tra l’altro il virus dovrà fare i conti nei prossimi mesi con il vaccino, che permette al corpo umano, attraverso l’immunità, di riconoscere nuove mutazioni. Calerà anche il numero di persone “suscettibili”, quelle completamente vulnerabili ed esposte, ma in ogni caso, molto dipenderà dal numero di vaccinazioni, ed è qui che si giocherà la vera battaglia.
FUTURO DEL COVID: FRA LUNGA CONVIVENZA, INFEZIONE FRA NO VAX E…
Se da una parte vi sono nazioni, come ad esempio l’Italia, dove si è raggiunta una soglia importante, vi sono Paesi, soprattutto in Africa, dove si raggiunge a malapena il 10 per cento dei vaccinati. Infine non vanno dimenticati i comportamenti dei singoli, che sono stati spesso e volentieri decisivi in questi quasi due anni. Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto clinico Humanitas e presidente della Fondazione Humanitas per la Ricerca, ipotizza una lunga convivenza col covid, per lo meno fino a che non si sarà colmato il divario di cui sopra fra paesi ricchi e poveri.
Secondo Maria Van Kerkhove, capo dell’Unità di malattie emergenti dell’Oms, potrebbero invece verificarsi picchi meno alti ma «più acuti in popolazioni specifiche, come i non vaccinati e i fragili». Infine, Trevor Bedford, biologo computazionale presso il Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, ipotizza un virus più contagioso rispetto all’influenza ma con tassi di mortalità simile alla stessa.