Invitato dalla Commissione Affari Esteri della Camera a parlare del suo lavoro di ricerca, confluito nel libroL’infinito errore. La storia segreta di una pandemia che si doveva evitare”, Fabrizio Gatti non ha avuto però modo di esporre i documenti raccolti. A denunciarlo è lo stesso giornalista dell’Espresso, a cui il presidente Piero Fassino ha più volte tolto la parola. «Sono stato invitato per presentare una sintesi del mio lavoro, non mi sono proposto io. E ho depositato alla segreteria i documenti che avrei illustrato», ha precisato ieri a Quarta Repubblica. Ma appena ha fatto riferimento ai messaggi tra Angelo Borrelli, capo della Protezione civile, e il suo consigliere Piero Moscardini, è stato interrotto una prima volta. “Non hai capito, qui la parte sanitaria la gestiscono Speranza e i suoi. Non sono un commissario pieno, detto tra me e te”, “Se mi sostituisco al governo questi mi ammazzano” e “Non è una gestione mia. Ci sono Conte e Speranza, spero che tu lo capisca, ciao” sono alcuni dei messaggi. Ma su questo c’è stato il primo blocco della Commissione.



Quindi, Fabrizio Gatti ha provato a parlare dei documenti sulle mascherine, ma anche in questo caso è stato fermato. «Non so che inchiesta vogliono fare se non approfondiscono», ha detto sconfortato Gatti ieri a Rete 4.

FABRIZIO GATTI SULLA CENSURA DI FASSINO

L’ipotesi di Fabrizio Gatti è che qualcuno non voglia la commissione parlamentare d’inchiesta. «Data la secretazione posta dal governo Conte su molti atti non ho problemi a dirti che, secondo me, non la vogliono Conte, Speranza, Di Maio e D’Alema», ha dichiarato nei giorni scorsi a Libero. E ha citato Massimo D’Alema non solo in quanto fondatore di Articolo Uno, il partito di cui fa parte il ministro della Salute Roberto Speranza, ma anche in quanto presidente onorario di un’importante associazione cinese con altri tre politici cinesi. «Uno è il ministro della Sanità che ha nascosto la prima epidemia di Sars, un altro è stato a lungo direttore dell’apparato di regime per la propaganda e la repressione dell’opposizione al governo cinese». Piero Fassino gli ha spiegato che non poteva mostrare i messaggi in assenza di contraddittorio. «Ho illustrato i documenti di una fornitura del 4 marzo, la prima, di 5 milioni di mascherine che è saltata perché la Protezione Civile in modo bislacco avverte il fornitore in India che non sarà il governo a pagarla 34 centesimi l’una, un prezzo molto favorevole – ma una srl di Roma».



Una contrattazione che si è protratta fino all’8 marzo, quando c’è stato il blocco delle frontiere e il carico è andato perso. «Neanche il tempo di spiegare, che Fassino di nuovo mi ha tolto la parola: “Lei è chiamato a esprimere opinioni, non a mostrare documenti”. Comunque ho fatto in tempo a parlare anche dei voli tra Italia e Cina, altra cosa incredibile». Il riferimento è a quando a Wuhan cominciarono ad esserci morti e l’epidemia usciva dalla Cina, l’Italia raddoppiava i collegamenti.

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