Due scienziati inglesi, leggasi Gwythian Prins e John Constable, sottolineano di aver denunciato la fuga dal laboratorio di Wuhan del covid ben 5 anni fa, nel 2020, ma di essere stati bollati come pazzi. La notizia è riportata dal tabloid britannico Telegraph, che ha intervistato proprio i due “denuncianti”, leggasi il 74enne Pins, professore emerito di ricerca alla London School of Economics. E Constable, 61enne accademico, analista e fondatore della Renewable Energy Foundation.
Non hanno l’aspetto da cospiratori ne tanto meno da folli scrive il tabloid, e soprattutto non amano stare sotto i riflettori, ma hanno voluto parlare con il Telegraph perchè “questa è una storia molto importante che deve essere ascoltata”.
I fatti risalgono ai primi giorni dopo lo scoppio della pandemia di covid, quindi quasi esattamente cinque anni fa, visto che il periodo del lockdown più duro, il primo dei tempi moderni nel mondo occidentale, si verificò a marzo del 2020. I due scienziati raccontano di essere già in allarme a gennaio 2020, quindi un paio di mesi prima dell’arrivo del covid in Europa, e quando giungevano le prime notizie di un virus “misterioso” circolante in Cina.
Si misero quindi in contatto con il virologo norvegese Birger Sørensen che arrivò immediatamente alla conclusione che il virus del covid era stato progettato durante degli esperimenti che si sono tenuti nell’ormai arcinoto laboratorio di Wuhan: il SARS‑CoV‑2 deve essere quindi in qualche modo sfuggito.
COVID, DUE SCIENZIATI INGLESI: “I LABORATORI CINESI…”
La teoria della fuga fu però subito messa in discussione e bollata come complotto, propendendo invece verso la trasmissione del virus dall’uomo all’animale attraverso il mercato dell’umido sempre con sede a Wuhan. “Ci sono preoccupazioni di lunga data nella comunità virologica sugli standard nei laboratori cinesi”, spiega ancora Prins “Queste cose succedono. È successo a Pirbright con l’epidemia di afta epizootica, un errore umano”.
Quando il virologo norvegese raccontò la tesi della fuga del laboratorio a Prins, questi contattò Sir Richard Dearlove, l’ex capo del Secret Intelligence Service inglese, che diede vita ad una sorta di mini task force privata, per indagare appunto sulle origini del virus. In seguito si unì anche Constable, oltre ad un funzionario pubblico la cui identità è rimasta anonima.
Vedendo che il governo britannico, così come tutti gli altri del mondo occidentale, praticava i lockdown e batteva nel contempo la teoria della trasmissione del covid dall’animale all’uomo, il team di Dearlove e Prins decise di fare qualcosa di più che rimanere all’oscuro a studiare il virus, convinti che le loro scoperte sarebbero state di grande rilevanza su come proteggere la popolazione e sviluppare un vaccino.
COVID, DUE SCIENZIATI INGLESI: “COSA ABBIAMO FATTO A MARZO 2020…”
A marzo 2020 hanno quindi inviato dei documenti top secret a Downing Street esprimendo appunto la propria convinzione circa il fatto che il virus fosse stato creato nel laboratorio di Wuhan. Fra gli incartamenti inviati all’allora primo ministro Boris Johnson vi era anche la proposta di un vaccino basato sulla ricerca di Sorensen, considerato una priorità e non solo una possibilità: “Ma non ci hanno ascoltati”, afferma Prins.
Dieci giorni dopo il team ha inviato un’altra serie di documenti che sono stati visti da Boris Johnson ma quest’ultimo non ha seguito le direttive indicate negli stessi: “Ha chiesto di raddoppiare gli sforzi per scoprire se ciò che stavamo dicendo fosse vero, e il risultato di quelle indagini è stato quello di distruggerci e dire che siamo tutti teorici della cospirazione o qualcosa del genere”.
Il grande contributo delle ricerche degli scienziati inglesi fu quello di aver scoperto un paziente zero in Gran Bretagna (ricordiamo già a marzo 2020, quando il mondo era nel caso) che dimostrava che il virus fosse giunto oltre Manica sei settimane (fra ottobre e novembre 2019) prima rispetto alla narrazione ufficiale, così come poi effettivamente è emerso.
Il paziente era un uomo che viaggiava per lavoro fra l’Estremo Oriente e la Gran Bretagna regolarmente: “Si trovava ad una battuta di caccia nel Wiltshire – spiega Constable – e molte persone a questa festa avevano manifestato sintomi che in seguito hanno riconosciuto come probabili coronavirus”. Constable ha sottoposto ai test la famiglia infetta e inviato tutto al numero 10 ma “Non hanno fatto assolutamente nulla”.
COVID, DUE SCIENZIATI INGLESI: “SAPEVANO MA NON HANNO FATTO NULLA”
Tutto “quello che è successo negli ultimi cinque anni – ha aggiunto Prins – ha reso me e il resto del team sempre più furiosi, perché i nostri consigli non sono stati seguiti”. I due hanno deciso di parlare a cinque anni da quegli eventi non tanto per fare nomi e cognomi quanto per riscattare un po’ se stessi: “Nonostante le nostre qualifiche, e nonostante il fatto che il primo ministro ci ha successivamente detto, direttamente, che aveva letto il tutto e fosse convinto, la reazione è stata fondamentalmente quella di escluderci e impedire che qualsiasi nostro materiale venisse pubblicato”.
Constable aggiunge: “Non siamo persone banali, non siamo perditempo, ci siamo dati molto da fare per farlo e siamo stati ignorati, e gli eventi successivi hanno dimostrato che è stato un vero peccato essere stati ignorati”, per poi puntare il dito contro il governo britannico: “Non è sensibile alle informazioni perché guarda solo da una parte e non riesce a vedere informazioni contrarie… il che è molto preoccupante”.
Nel corso di questi cinque anni purtroppo non si hanno mai fatto chiarezza sulle reali origini del covid, ma leggendo l’intervista ai due scienziati inglesi forse qualche certezza in più potremmo averla: chissà che la verità non verrà prima o poi a galla o più probabilmente il covid resterà uno dei più grandi misteri, forse il più grande di tutti, della storia recente dell’uomo.