La pandemia di Covid-19 ha cambiato le regole della scienza: questo è il titolo scelto dal magazine “Tablet” per la pubblicazione di un lungo articolo a firma di John Ioannidis, professore di Medicina e docente di Epidemiologia e Salute della popolazione, nonché di Scienze biomediche e statistica, presso la Stanford University. Nel suo approfondimento, l’esperto ha sottolineato come, in passato, abbia spesso desiderato con fervore che un giorno tutti sarebbero stati appassionati ed entusiasti della ricerca scientifica, ma ora si rimprovera questo suo sogno: “Avrei dovuto fare più attenzione. La crisi causata dalla letale pandemia e dalle risposte alla crisi hanno reso miliardi di persone in tutto il mondo acutamente interessate e sovraeccitate dalla scienza. Le decisioni pronunciate in nome della scienza sono diventate arbitri della vita, della morte e delle libertà fondamentali”.



Ioannidis ha quindi spiegato che, prima della pandemia, la condivisione gratuita di dati, protocolli e scoperte era limitata, compromettendo il “comunismo” su cui si basa il metodo scientifico. “La più ampia diffusione pubblica e mediatica delle scoperte scientifiche era in gran parte concentrata su ciò che poteva essere esagerato della ricerca, piuttosto che sul rigore dei suoi metodi e sull’intrinseca incertezza dei risultati – ha proseguito l’insegnante –. Ci sono stati sforzi per rendere i conflitti di interesse più trasparenti e per minimizzare il loro impatto, anche se la maggior parte dei leader scientifici è rimasta in conflitto, soprattutto in medicina”.



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IOANNIDIS: “SCRITTI MIGLIAIA DI ARTICOLI SCIENTIFICI DOPO COVID, MA…”

Sempre su “Tablet”, Ioannidis ha ricordato la ritrattazione di un articolo sull’idrossiclorochina pubblicato su “The Lancet”: “Un esempio sorprendente – ha asserito –. La mancanza di condivisione e di apertura ha permesso a un’importante rivista medica di pubblicare un articolo a cui 671 ospedali hanno presumibilmente contribuito con dati che non esistevano e nessuno ha notato questa vera e propria montatura prima della pubblicazione”. Non solo: il dibattito scientifico pubblico più caldo del momento, quello sulla genesi del Coronavirus in laboratorio, avrebbe potuto essere risolto facilmente con “l’apertura dei libri di laboratorio dell’istituto di virologia di Wuhan”, che avrebbe alleviato immediatamente le preoccupazioni. Senza tale apertura sugli esperimenti condotti, le teorie di fuga dal laboratorio rimangono allettanti e credibili.



Intanto, c’è un dato numerico ben preciso: la pandemia ha portato apparentemente da un giorno all’altro a una nuova forma spaventosa di universalismo scientifico. Entro agosto 2021, 330mila articoli scientifici sono stati pubblicati sull’argomento Covid, coinvolgendo circa un milione di autori diversi. A tal proposito, una curiosità: “Alla fine del 2020, solo l’ingegneria automobilistica non aveva scienziati che pubblicavano su Covid-19. All’inizio del 2021, anche gli ingegneri automobilistici hanno detto la loro”.

“COSÌ SONO NATI I NO VAX”: LA SPIEGAZIONE DI IOANNIDIS

Durante la pandemia di Covid-19, ha aggiunto il professor Ioannidis nel suo servizio su “Tablet”, le aziende Big Pharma “hanno chiaramente prodotto farmaci utili, vaccini e altri interventi che hanno salvato vite, anche se si sapeva che il profitto era ed è il loro principale motivo. Eppure, durante la pandemia, richiedere prove migliori sull’efficacia e sugli eventi avversi era spesso considerato un anatema”.

Ecco allora come sono nati i no vax, secondo l’esperto: questo approccio sprezzante e autoritario in difesa della scienza può aver favorito “l’esitazione sui vaccini e il movimento anti-vax, sprecando un’opportunità unica che è stata creata dal fantastico sviluppo rapido dei vaccini anti-Covid. Lo scetticismo organizzato era visto come una minaccia alla salute pubblica. Ci fu uno scontro tra due scuole di pensiero – salute pubblica autoritaria contro scienza – e la scienza perse”. Tuttavia, la messa in discussione onesta e continua e l’esplorazione di percorsi alternativi sono indispensabili per una buona scienza, ma “lo scetticismo scientifico doveva essere fucilato, senza fare domande. Gli ordini erano chiari”.