Con queste brevi note mi permetto di contestare alcune affermazioni, a partire dal titolo, riportate nell’articolo pubblicato sul Sussidiario il 14 dicembre 2021, a firma Carlo Zocchetti, e che a mio parere risultano quanto mai confondenti nella pretesa di porre una distinzione tra i termini “vaccinato” e “immunizzato”.
Nel titolo si legge infatti “Scenario Covid/ Vaccinati non vuol dire immunizzati: ecco quanto funziona lo scudo” e nel sottotitolo si ribadisce che “I vaccini anti-Covid non danno l’immunità…” o ancora più avanti nel testo “…i vaccini anti-Covid oggi sul mercato non immunizzano i soggetti che si sottopongono a vaccinazione…”.
Dire – basandosi sulle definizioni del vocabolario Treccani – che un soggetto “immunizzato è un soggetto che è reso immune nei confronti di una malattia” e che un soggetto “vaccinato è un soggetto che si è sottoposto a vaccinazione”, non significa assolutamente escludere che la protezione acquisita rappresenti la conseguenza di una risposta immunitaria (cioè di una “immunizzazione”), più o meno efficace, al vaccino. Sostanzialmente sostenere che “vaccinati non vuol dire immunizzati” e che “i vaccini non danno immunità” è falso e viceversa affermare che “vaccinare significa immunizzare” e che “i vaccini danno immunità” non implica che la protezione sia pari al 100% (senza contare che il 100% come lo 0% nei fenomeni biologici – correlati a n variabili – non si verificano mai!).
Ritengo quindi che non sia necessario porre una forzata distinzione tra il concetto di “immune” e di “vaccinato” per svolgere l’analisi che poi costituisce la parte più interessante e condivisibile dell’articolo e che documenta l’“efficacia vaccinale”, riferendo i dati sulla quota di protezione conferita dal vaccino anti-Covid-19 sia nei confronti della malattia (anche nelle sue forme più gravi) sia dell’infezione.
Misurare i limiti (veri!) dell’efficacia vaccinale, meglio definibile come “efficacia protettiva”, non rinnega il fatto che la protezione acquisita sia data dalla risposta immunitaria costituita sia dalla produzione di anticorpi che da immunità cellulare e che quindi il “soggetto vaccinato” possa essere definito “soggetto immunizzato”, a prescindere quindi dalla percentuale di protezione conseguente alla somministrazione del vaccino.
Oltre a ricordare che quando si tratta di vaccini si deve distinguere “efficacia immunologica”, cioè la capacità di un vaccino di indurre una risposta immunitaria (misurabile in laboratorio), dall’efficacia protettiva (che si misura sul campo), è anche importante sottolineare che nemmeno le infezioni naturalmente acquisite conferiscono in ogni caso un’immunità duratura nel 100% dei soggetti infettati e proprio nel caso dei coronavirus è ben documentata la possibilità di reinfezione naturale anche con lo stesso ceppo virale.
Per concludere, riporto infine le definizioni di vaccino e vaccinazione dei Cdc americani, aggiornate al 1° settembre 2021 (quindi includenti le riflessioni derivanti dall’introduzione dei vaccini anti-Covid), che inequivocabilmente stabiliscono lo stretto legame tra “vaccinare” e “immunizzare”:
– Vaccine: A product that stimulates a person’s immune system to produce immunity to a specific disease, protecting the person from that disease.
– Vaccination: The act of introducing a vaccine into the body to produce immunity to a specific disease.
Se ho ritenuto opportuno intervenire è per fare (o tentare di fare) chiarezza e anche per auspicare la massima attenzione nella diffusione di conoscenze scientifiche così da non correre il rischio di creare ulteriore e dannosa confusione.
Ringrazio la prof. Pontello per le utili precisazioni che ha fornito e che ovviamente si condividono. Parlando con molte persone che fanno parte della cosiddetta “gente comune” (ma l’idea è presente anche nel linguaggio usato da molti media), si è osservato frequentemente un uso del termine immunizzazione inteso come protezione totale dall’infezione, con i conseguenti non adeguati atteggiamenti che ne sono derivati in questi mesi in cui è continuata la presenza del virus (abbandono del distanziamento e degli atteggiamenti di precauzione, ritrovi di massa non protetti, limitato uso di mascherine, ridotto ricorso alla disinfezione delle mani…). Proprio dalla necessità di porre ancora attenzione su questi comportamenti è nata l’idea dell’articolo, e per questo motivo si è preferito usare un vocabolario corrente (Treccani) anziché le esatte definizioni scientifiche come quelle, ad esempio, richiamate dalla prof. Pontello. (Carlo Zocchetti)
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