Malati in modo lieve di Covid-19 e asintomatici hanno sviluppato un’immunità anche se non risultano positive agli anticorpi. Questi, dunque, potrebbero non essere la spia migliore o unica della risposta immunitaria. La scoperta è stata fatta dai ricercatori del Karolinska Institutet e del Karolinska University Hospital di Stoccolma in uno studio destinato a cambiare l’approccio con i test sierologici. Queste persone, che possono non essersi neppure rese conto di aver contratto la malattia, hanno sviluppato quella che viene chiamata «immunità mediata da cellule T» al nuovo coronavirus, sebbene non risultino positive agli anticorpi nei test sierologici. Quindi, potrebbero esserci più soggetti immuni a Sars-CoV-2 rispetto a quanto emerge dai test anticorpali. I risultati di questa ricerca allora potrebbero spiegare perché alcune persone che si sono ammalate di coronavirus non risultano poi positive ai test sierologici, oltre che accendere i riflettori su un’altra risposta del sistema immunitario alla malattia.



COVID, IMMUNITÀ PIÙ DIFFUSA DEL PREVISTO?

Lo studio svedese, che non è ancora stato pubblicato su una rivista scientifica, è stato condiviso online. I ricercatori hanno osservato che non solo le persone con Covid-19 hanno mostrato immunità delle cellule T, ma anche molti loro familiari asintomatici esposti. Inoltre, il 30% dei donatori di sangue attivi nel maggio 2020 aveva cellule T specifiche per Covid-19. Una percentuale molto più elevata rispetto a quella rilevata con i test sugli anticorpi. Il professor Hans-Gustaf Ljunggren, del Center for Infectious Medicine al Karolinska Institutet, a tal proposito ha dichiarato: «I nostri risultati indicano che nella popolazione l’immunità è probabilmente significativamente più elevata di quanto suggerito dai test anticorpali». Per il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto clinico Humanitas, si tratta di uno studio importante. «Gli anticorpi sono solo una spia di una risposta immunitaria e questo studio suggerisce che possano non essere la spia migliore», ha dichiarato al Corriere della Sera.



MANTOVANI “CELLULE T PIÙ EFFICACI DEGLI ANTICORPI”

Il professor Alberto Mantovani ha sottolineato un altro aspetto rilevante ancora tutto da chiarire. «Non siamo nemmeno sicuri che gli anticorpi siano protettivi, nonostante quello che viene detto, e nemmeno che la terapia con il plasma funzioni». L’esperto ha spiegato che un virus solitamente non viene eliminato dagli anticorpi, ma proprio dalle cellule T, che riconoscono pezzi diversi del virus rispetto agli anticorpi. «Alcune di queste cellule uccidono e fermano il virus, ed è ragionevole pensare siano fondamentali per la difesa contro il coronavirus. Per quanto riguarda gli anticorpi possiamo misurare se in vitro neutralizzano il virus, ma non siano affatto sicuri che siano gli anticorpi a mediare la resistenza al Covid-19». E poi non si sa neppure per quanto siamo protetti, quindi quanto dura la memoria immunologia dell’infezione. In ogni caso, mettere a punto dei test sulle cellule T è tutt’altro che semplice, ma Mantovani è fiducioso: «Se si dimostrasse che questa tecnologia dà uno sguardo più accurato sulla memoria immunitaria e sulla protezione del sistema immunitario, si possono mettere a punto sistemi industriali per sviluppare test ad hoc», ha concluso al Corriere della Sera.

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