Cinque le regioni con il maggior numero di casi nell’ultimo bollettino di sabato 17 ottobre: Lombardia (2.664), Campania (1.410), Lazio (994), Piemonte (972) e Toscana (879). Numeri alti se aggiungiamo che i nuovi casi di Covid-19 in tutta la penisola sono 10.925 con 47 deceduti e un aumento di 67 ricoveri in terapia intensiva per un totale di 705. La situazione è così seria che l’Istituto Spallanzani di Roma, una delle strutture ospedaliere più importanti d’Italia, ha deciso di tenere aperto l’accesso solo ai malati di coronavirus vietandolo a tutti gli altri. Per il professor Vito Michele Fazio, attualmente direttore dell’Istituto di Farmacologia transnazionale del Cnr, “l’attuale situazione era prevedibile e era aspettata, nel momento in cui siamo giunti alla stagione quasi invernale con la diffusione del normale virus influenzale, ma anche e soprattutto per un fattore che, come cittadini, potevamo evitare, e cioè gli assembramenti”. Per il professor Fazio però non è corretto attaccare il Sistema sanitario nazionale, che secondo molti in questi mesi post lockdown non avrebbe fatto quello che doveva fare: “Restiamo uno dei miglior se non il miglior Servizio sanitario al mondo, basti vedere gli altri paesi. Certamente abbiamo subito tagli economici che hanno danneggiato alcune realtà territoriali, ma siamo sempre in grado di offrire assistenza a tutti”.



Dai numeri che giornalmente ci vengono forniti, sembra che stiamo tornando a una emergenza come quella di marzo-aprile, è così?

La questione è ben nota ormai. Era tutto prevedibile. Stiamo parlando di un virus che fino a febbraio non conoscevamo e che adesso sappiamo come si muove e come contagia. Era molto prevedibile che con il freddo e dell’inizio della stagione delle normali influenze il Covid avrebbe cominciato a girare in maniera più sostanziale.



Appunto, era prevedibile, lo hanno detto in molti. È stato fatto quello che si doveva fare?

Dal punto di vista sanitario sì. Quello che si poteva limitare, come cittadini, erano gli assembramenti. È chiaro che in contesti dove scadono i vincoli di sicurezza e le precauzioni che sono ben note e cioè mascherina, lavaggio delle mani e accorgimenti interpersonali, non rispettandoli il virus si diffonde facilmente come qualunque altro virus.

Però il Covid non è un virus qualunque. O no?

A parte diabetici e ipertesi che già la scorsa primavera si sapevano essere più a rischio, studi di genetica sempre più approfonditi anche in relazione al primo semestre su come la malattia si evolve e su come colpisce il sistema immunitario ci stanno permettendo di capire che ci sono soggetti che sono più predisposti. Non ci sono ancora dati definitivi ma gli studi lo stanno mettendo in evidenza.



Torniamo alle tante critiche che si sentono verso il Sistema sanitario, che cioè dalla fine del lockdown a oggi non è stato fatto quello che si doveva fare. Sono critiche che hanno secondo lei un fondamento?

Diciamo che in passato c’è stata disattenzione ad alcune condizioni elementari, ad esempio il turnover degli ospedali è stato sotto dimensionato e si è pensato principalmente all’aspetto economico. Ma il Sistema sanitario italiano si è dimostrato uno dei migliori al mondo. Intendo come sistema sanitario non come singolo ospedale o singola eccellenza.

Cioè?

Noi riusciamo a garantire assistenza a tutti, ma questo deve proporzionarsi alle realtà locali. Ci sono ospedali meglio forniti e dotati e ci sono zone dove gli ospedali sono carenti e il sistema sanitario stenta a rispondere in maniera efficace. Ma il voto al nostro sistema è sicuramente ottimo se confrontato con l’estero.

Però rimane un problema dovuto ai tanti tagli della spesa economica sanitaria. Un fattore che inevitabilmente in uno stato di emergenza crea difficoltà.

Si può fare di meglio io stesso avrei mille suggerimenti. Diciamo che tutto va proporzionato alle risorse economiche. Bisogna anche pensare che se applicassimo in maniera pedissequa tutte le restrizioni per ridurre l’epidemia potremmo ridurre sul lastrico chi per potersi curare abbisogna di farmaci. È sempre un bilanciamento fra questi due opposti.

Nessuna critica dunque?

No, anzi. Come dicono alcuni, sarebbe opportuno che il governo prima di fare affermazioni le renda operative, invece di testarle sull’opinione pubblica dicendo una cosa, poi aspettando e infine riproponendola in modo operativo. Questo atteggiamento porta alla confusione e la confusione è sempre la cosa peggiore.

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