Bruno Lina, virologo presso l’ospedale universitario di Lione e membro del Comitato per il monitoraggio e l’anticipazione dei rischi sanitari (Covars), ha parlato dei rischi collegati alla nuova ondata di Covid in Cina. L’ha fatto mediante un’intervista rilasciata al quotidiano transalpino “La Croix”, apertasi con la fotografia della situazione sanitaria attuale nel Paese del Dragone: “Abbiamo solo informazioni indirette. Si dice che tra il 20 e il 30% della popolazione delle grandi città sia malata. Si ritiene che 250 milioni di persone siano state infettate in poche settimane. È probabile che l’ondata pandemica assuma proporzioni che difficilmente possiamo immaginare. La popolazione – soprattutto gli anziani – è scarsamente vaccinata con i vaccini cinesi, che la Cina non ha adattato alle mutazioni del virus”.
Il governo della Cina sta dunque pagando lo scotto della sua politica “zero Covid”? Il professor Bruno Lina ha sottolineato come la storia abbia già consegnato la dolorosa esperienza dell’Australia ai tempi dell’influenza spagnola: il Paese oceanico chiuse le frontiere per due anni ed evitò ogni contagio, ma quando le riaprì fu una tragedia. “Ciò che è cambiato nei nostri Paesi è l’immunità di gregge, che consente di ridurre le forme gravi della malattia quando non si rientra nei gruppi a rischio – ha spiegato l’esperto –. Questa immunità manca in Cina. La politica zero Covid ha senso se viene condotta come ha fatto la Nuova Zelanda: il Paese ha chiuso le frontiere e le ha riaperte solo quando la popolazione è stata immunizzata dopo una massiccia politica di vaccinazione. Invece, gli scienziati dicono da mesi che la Cina si sta preparando a una catastrofe”.
COVID IN CINA, L’ESPERTO BRUNO LINA: “PECHINO CI AIUTI A MONITORARE LO SVILUPPO DEL VIRUS”
Nelle ultime settimane, si legge su “La Croix”, sono state individuate in Cina circa 130 sottovarianti di Omicron. Dobbiamo temere la comparsa di una nuova variante Covid? Bruno Lina ha ricordato che gli Stati “stanno depositando tutte le sequenze genetiche del virus nel database Gisaid. Dal primo deposito, avvenuto il 9 gennaio 2020, sono stati raccolti milioni di sequenze. Questa condivisione di informazioni in tempo reale è fondamentale per monitorare l’evoluzione del virus. Oggi, però, siamo al buio: la Cina non comunica alcuna informazione”.
In Cina, la recrudescenza dell’epidemia di Covid è dovuta “principalmente a BQ1.1 e BF.7, virus derivati da Omicron. Tuttavia, data l’intensa circolazione del virus e quindi il maggior rischio di mutazioni, potrebbe emergere un potenziale pool di virus. Abbiamo bisogno che Pechino ci aiuti a monitorare questo sviluppo, a dirci se la Cina identifica virus che potrebbero diventare varianti Covid. La pandemia non è finita, corriamo contro il tempo”.