La Germania, secondo l’Espresso, avrebbe battuto l’Italia 4-0 nella gestione del Covid-19. Era aprile, ma per citare l’ex ct Giovanni Trapattoni, allora allenatore del Baiern Monaco, che fece impazzire mezza Germania per il suo “Strunz!” in conferenza stampa e che prima di vincere le coppe raccomandava prudenza,  “Non dire gatto fino a quando non l’hai nel sacco”. Alla narrazione tedesca forse in questo momento manca il gatto, in compenso sono i suini ad essere protagonisti. I suini di quei mattatoi che stanno facendo impazzire la Merkel. Il problema era noto da maggio, visto che la sicurezza dei protocolli della filiera della carne tedesca è affidata a società in subappalto.



Una delle preoccupazioni deriva dal fatto che su circa 90mila dipendenti  impiegati dalle principali imprese di trasformazione della carne in Germania, oltre il 60% sono assunti tramite imprese intermediarie. Dal 2021 il governo tedesco userà il pugno duro, impedendo alle aziende di utilizzare società terze che assumono gli operai alle condizioni del paese di provenienza (di norma Polonia, Bulgaria, Romania) quindi molto al di sotto dei contratti minimi tedeschi.
Ma se fino a fine maggio la situazione sembrava contenuta, l’indice R0 a 2,88 adesso preoccupa, perché significa che ogni tedesco positivo al coronavirus Sars-CoV-2 può infettare in media praticamente tre persone.



Il valore è elevato, dato che una pandemia/epidemia è considerata “sicura e monitorata” sotto l’1. Il nuovo valore divulgato dall’autorevole Robert Koch-Institut preoccupa la governance tedesca, che non esclude ulteriori blocchi. Il dato, va detto, è legato appunto al boom di contagi nel mattatoio più grande d’Europa, ben 16 milioni di suini macellati ogni anno, che si trova nel Nordreno-Vestfalia. Sono mille i lavoratori trovati positivi, un numero non indifferente, calcolando spostamenti ed interazioni.

I mattatoi sono luoghi in cui il Sars-CoV-2 prolifera a causa delle basse temperature, gli alloggi affollati dei lavoratori fanno il resto. Normalmente i macelli non chiudono mai, ma stavolta la produzione è bloccata a tempo indeterminato.



A livello d’immagine ed economico è un brutto colpo per la Germania, che rischia di perdere anche le finali di Europa League. L’esplosione dei contagi infatti potrebbe mettere a rischio le finali della seconda coppa europea, Dortmund e Gelsenkirchen sono molto vicine (80 km) da Guetersloh, l’epicentro del cluster. Si pensa a Duisburg e Colonia, la Uefa monitora la situazione (manca più d’un mese), ma pare possa essere cambiata la sede.

Uno smacco per Berlino, che ha voluto fortemente l’organizzazione di eventi a grande richiamo per dimostrare la propria efficienza a livello organizzativo e di contenimento.

Nonostante il paziente 0 sia stato tedesco, la Germania, tramite la “gioiosa macchina” mediatica della Merkel (che si è spesa in prima persona) ha dato prova d’organizzazione efficace, condita di attacchi più o meno velati ad esempio all’Italia.

Una serie di “specchi” che hanno portato Berlino ad investire oltre le regole Ue (liquidità all’economia reale per circa 1000 miliardi) ma allo stesso tempo a fare da freno dinanzi a soluzioni collegiali, direttamente o indirettamente tramite da qualche vassallo (Paesi Bassi ed Austria).

Sullo sfondo stanno la Cina e gli enormi interessi tedeschi in Asia (che non piacciono agli Usa, ora però in affanno per il Covid-19) di fatto in palese contrasto con l’Unione Europea e di cui poco si parla. Ma pare che qualche specchio si sia rotto e forse si è cantato vittoria senza aver i gatti, anzi, più precisamente, i suini nel sacco.

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