Le prime avvisaglie risalgono a settembre, quando in un trafiletto della Tageszeitung, il principale quotidiano berlinese, comparve una notiziola in merito a un certo focolaio Covid-19 scoppiato a un party a Münster. La notizia era che i partecipanti alla festa erano tutti giovani vaccinati doppia dose. Nulla di cui allarmarsi, concludeva l’articolista, la validità della regola dei 2G varata dal governo (entri in discoteca solo se vaccinato o guarito) non è assolutamente in discussione, e concludeva con l’accorato appello: tutti ai vaccini! Se il focolaio fosse scoppiato tra non vaccinati, possiamo immaginare la piega che avrebbe preso l’articolo.



La seconda avvisaglia qualche settimana dopo a Berlino. Stesso scenario, discoteca piena di giovani vaccinati doppia dose, e anche qui boom, focolaio Covid-19 in espansione, ma non sui media, che dedicano all’accaduto giusto il tempo di uno sbadiglio.

E così, passin passetto, tra il silenzio dei media sulle piccole avvisaglie apparse qua e là nel paese, siamo arrivati ai 58.000 nuovi casi Covid del 18 novembre 2021 (media giornaliera sulla settimana: 44.941) quando a novembre dell’anno precedente, in piena seconda ondata, i casi nuovi erano poco più di 20.000 (media giornaliera della settimana 18.448); e nessuno era vaccinato. Tutta colpa dei non vaccinati? Forse è il caso di ricominciare a usare il cervello.



Intanto un po’ di dati. La banca dati tedesca Statista dà uno spaccato molto interessante sulla situazione posti letti/terapie intensive che sono un dato fondamentale per valutare la gravità della situazione.

Ebbene, al 14 novembre 2021 la situazione posti occupati in terapia intensiva negli ospedali tedeschi era questa: 3.021 letti occupati da pazienti Covid (età media 68 anni), 16.139 occupati da pazienti non Covid, 2.500 letti liberi, 9.100 letti di riserva a disposizione. Il 14 novembre 2020, in piena seconda ondata invece, la situazione era questa: 3.376 letti occupati da pazienti Covid (età media 70 anni), 16.199 occupati da pazienti non Covid, 5.402 letti liberi e 11.921 letti di riserva a disposizione.



Differenze? A parte i letti diminuiti, fatto curioso per una situazione di reiterata emergenza sanitaria, praticamente zero. O meglio una differenza c’è e non da poco. A novembre 2020 i vaccinati seconda dose erano 0%, oggi sono 68%. La Wdr, l’emittente radiotelevisiva pubblica del Land tedesco della Renania Settentrionale-Vestfalia, scrive che un terzo dei 3.021 pazienti in terapia intensiva a novembre 2021 è vaccinato con doppia dose. 

Ora, mettendo in correlazione il dato sui contagi giornalieri e quelli sulle terapie intensive, si trova che a fronte di un raddoppio dei casi tedeschi (confronto tra novembre 2020 e novembre 2021) i ricoveri sono pressoché uguali. E questo conferma ciò che si sa da un pezzo, e cioè che i vaccini non fermano l’infezione ma evitano un decorso pesante della malattia a cui sarebbero destinati soprattutto i più fragili. Quindi vanno bene per la protezione del singolo individuo, ma non sono in grado di proteggere la società nel suo insieme con l’effetto gregge. La dimostrazione è che le prime avvisaglie dei nuovi focolai tedeschi sono iniziate tra ragazzi vaccinati doppia dose, che evidentemente si sentivano al riparo dal virus e per questo non hanno usato nessun accorgimento sanitario di base come distanziamento sociale o igienizzazione delle mani.

Perciò continuare considerare il non vaccinato alla stregua di un criminale sociale e trattarlo come unico untore responsabile dell’aumento dei contagi è un atto, oltre che fuorviante, chiaramente discriminante.

Il sospetto è che insistere a voler vedere il problema solo nei non vaccinati corrisponda a una precisa scelta per coprire inefficienze, incapacità, ottusità, incompetenze prima di tutto politiche. Inoltre, per quanto riguarda la Germania, va notato che anche nel caso catastrofico di un raddoppio delle terapie intensive, la riserva di 9.000 letti consentirebbe comunque di gestire la situazione.

Quindi non si capisce il catastrofismo dei media che forse, invece di suonare le sirene antiCovid come se non ci fosse un domani, dovrebbero chiedere conto al proprio governo del motivo di quei 3.000 letti in meno in terapia intensiva in piena pandemia. Ma figuriamoci se gli equivalenti contemporanei della Pravda mettono in discussione il potere. Il giochetto è fin troppo chiaro: i media mainstream suonano gli allarmi antiCovid in tutta la nazione e il governo chiede e ottiene la proroga dello stato di emergenza che gli dà mani libere per fare ciò che vuole.

Forse è il caso di cambiare paradigma mentale e capire che da un’emergenza sanitaria siamo passati a un’emergenza democratica. Adesso sono le istituzioni di rappresentanza democratica ad essere in crisi. Forse la crisi peggiore del secondo dopoguerra in Germania perché negata da tutti: media, partiti politici, associazioni sindacali, intellettuali – salvo rarissime eccezioni – e l’intero establishment culturale.

È il classico caso dell’elefante nel soggiorno. Puoi fare finta che non esista ma lui c’è. Ne senti l’odore, avverti le vibrazioni del pavimento quando muove le zampone e appena ruota la proboscide è come se si alzasse un tornado. Lui è lì, piantato in mezzo alla stanza come se ci fosse sempre stato. È impossibile non vederlo eppure tu lo ignori e fai come se niente fosse. Vai avanti con la tua vita, il tuo tran-tran quotidiano che ti sussurra all’orecchio che tutto andrà bene, che presto si tornerà alla normalità e che non c’è nessun pachiderma nel soggiorno. E invece lui c’è e se non farai nulla prima o poi sfascerà tutto. Te compreso, che tu sia vaccinato o meno.

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