Contrarre il Covid-19 può aumentare il rischio di parto prematuro nelle donne in gravidanza. Una sorta di “effetto collaterale” del contagio che porta le mamme a partorire i propri figli ben prima del termine naturale (37-41 settimane). A registrare questo fenomeno è stata la Neonatologia del Policlinico Federico II di Napoli, dove hanno visto la luce 420 bambini nati da mamme positive o che hanno sviluppato il Covid. Di questi, cinque neonati hanno avuto bisogno del ricovero in Terapia intensiva neonatale, perché nati appunto prematuri a 26, 29 e 33 settimane. Di questi numeri si è parlato anche nel recente congresso internazionale «CPC (Covid in Pregnancy and Childhood) Day», organizzato da Espnic (European Society for Pediatric and Neonatal Intensive Care). Come riportato da Il Corriere della Sera, il professor Daniele De Luca, presidente di Espnic, ordinario di Neonatologia all’ Università Paris Saclay e consulente pro-tempore dell’OMS, ha spiegato: “Per ora possiamo dire che in generale il rischio di prematurità aumenta, anche se questo può voler dire spesso prematurità lieve (dalle 34 settimane di età gestazionale in poi e quindi con problemi neonatali relativamente lievi) e a volte prematurità grave (sotto le 28 settimane, il che implica problemi ben più gravi)“.



COVID, I RISCHI PER MAMME E BAMBINI

Il professor De Luca ha confermato che il Covid si trasmette da madre a figlio: “Si, ancorché raramente. L’insieme degli studi finora effettuati ci mostra che l’infezione dalla madre al feto/neonato avviene nel 3-4% dei casi al massimo. La metà circa dei neonati con infezione da Sars-Cov-2 non ha alcun sintomo. L’altra metà ha in larga percentuale sintomi minimi o lievi. I casi di Covid-19 neonatale grave esistono ma sono rarissimi“. Solo “in una minoranza di casi“, infatti, il virus riesca a superare la placenta. Ma quali sono i rischi in caso di contagio? Il professor De Luca spiega: “Oggi sappiamo che in media una donna gravida che contragga l’infezione da Sars-Cov-2 ha un rischio più elevato di malattia anche severa rispetto a donne di pari età non in gravidanza. Quindi in generale, la gravidanza non è affatto un buon momento per prendere il Covid-19“. E per il bambino? “Per il bambino esistono due tipi di rischio: quello di acquisire l’infezione e sviluppare il Covid-19 neonatale, che però, come abbiamo visto è estremamente basso e trascurabile; e quello di nascere prematuramente che invece non è trascurabile. Infatti, a causa del Covid 19 materno, si assiste ad un numero significativo di parti prematuri. Questi ultimi sono in maggior parte di natura iatrogena, cioè dovuti alla necessità di far nascere il bambino per parto cesareo, permettendo così una migliore assistenza anche intensiva della madre. La nascita pretermine purtroppo si associa a tutta una serie di conseguenze negative che possono interessare un po’ tutti gli organi che ancora non sono compiutamente sviluppati e soprattutto il polmone, il cervello, l’intestino o gli occhi del piccolo. La mortalità dei piccoli prematuri e il rischio di avere delle sequele in questi organi è inversamente proporzionale all’età gestazionale alla nascita: saranno cioè tanto più gravi quanto più precocemente il bimbo è nato“.



“LE MAMME DEVONO VACCINARSI”

Decisivo per le mamme in attesa diventa dunque il vaccino, spiega ancora il prof De Luca: “Per fortuna abbiamo un’arma ed è estremamente potente, la vaccinazione con vaccini a mRna. È di importanza capitale che le donne gravide, e, più in generale le giovani in età fertile, si vaccinino al più presto. Questo ridurrà in modo estremamente significativo il rischio di sviluppare il Covid-19 proteggendo così anche il loro bambino dal rischio di prematurità e aborto precoce. I dati sono evidenti e dimostrano chiaramente un’efficacia elevatissima di questi vaccini. Ove anche la madre si infettasse nonostante la vaccinazione, sappiamo che avrà una carica virale in media molto più bassa e che di conseguenza non svilupperà il Covid-19, o lo svilupperà in forma lieve ed il rischio di prematurità sarà molto più basso proprio per quanto ho detto prima“. Rischi? Non secondo il prof De Luca: “Nessuna. I dati accumulati prima nelle sperimentazioni animali, poi nei trial clinici randomizzati ed infine i dati clinici accumulati in “real life” dopo milioni di dosi somministrate anche in donne in gravidanza dimostrano chiaramente che non esiste nessuna controindicazione reale. Non esiste nessun rischio per il feto che peraltro non viene neppure raggiunto dal mRna iniettato che viene usato e poi degradato in breve nei pressi del sito di inoculo permettendo alle cellule del sistema immunitario di avere l’informazione corretta per allenarsi a riconoscere e combattere il Sars-CoV-2 ove mai lo incontrassero. Al contrario i dati mostrano che gli anticorpi prodotti dalla vaccinazione arrivano nel latte materno e, parzialmente, nella circolazione fetale proteggendo il piccolo. Ogni tesi diversa è una mera speculazione che non si basa su nulla di scientifico e non solo non è supportata dai dati suddetti ma neanche dalle conoscenze di biologia cellulare di base. Per questo i Centers for Disease Control and Prevention negli Usa (ma anche molte altre organizzazioni e società scientifiche internazionali) raccomandano ormai la vaccinazione nelle donne incinte esattamente allo stesso modo di come è raccomandata in qualunque altro soggetto. Per questo a Paris Saclay, che è un centro di riferimento per le nascite ad alto rischio, le donne incinte sono vaccinate correntemente da diversi mesi“.

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