L’inverno, stagione favorevole alla diffusione dei coronavirus, è ormai alle porte e la quarta ondata del Covid – che in Germania ha toccato livelli record di infezioni – si sta già facendo sentire pure in Italia, con aumento dei contagi e crescita dell’incidenza, anche se fortunatamente ricoveri e terapia intensive stanno reggendo bene, senza troppe situazioni critiche. E se l’anno scorso la seconda ondata della pandemia colpì ancora di sorpresa il paese, ora il governo non vuole farsi trovare impreparato. Così ministero della Salute, Cts e struttura commissariale del generale Figliuolo stanno ragionando su quali trincee e misure difensive mettere in campo: estensione della terza dose, vaccinazione dei bambini fra i 5 e gli 11 anni, quarantena per chi viene dall’Est Europa, proroga dello stato di emergenza, obbligo di green pass fino all’estate 2022. Che cosa dobbiamo aspettarci? “A differenza dell’Europa – risponde Girolamo Sirchia, ex ministro della Salute – in Italia non possiamo non essere ottimisti sull’evoluzione della pandemia, anche se la quarta ondata, che grazie alla campagna vaccinale sarà un’ondina, qualche problema lo darà senz’altro”. Sirchia è d’accordo sulla vaccinazione agli under 12 e sulla terza dose ai vaccinati più che a chi ha avuto la malattia. E consiglia di fermare “l’immigrazione clandestina o legalizzata con la corruzione”, come quella proveniente dal Bangladesh: “Se non fermiamo i flussi, rischiamo che tutto torni come prima, importando nuove varianti che si generano in paesi dove i tassi di vaccinazione sono molto bassi”.



In base al rapporto fra incidenza dei contagi e vaccinazione, che tipo di ondata della pandemia stiamo affrontando?

Avendo un’elevata popolazione di vaccinati, mi aspetto che sia un’ondina più che un’ondata, anche se è vero che una parte dei vaccinati si reinfetta, in misura meno grave.

La risposta degli ospedali è buona, ma potrebbero trovarsi di nuovo in affanno?



No, guardando i fattori di rischio, non credo che succederà.

Quali sono oggi i fattori di rischio?

Innanzitutto, una parte dei vaccinati anche con la terza dose può ammalarsi, il che vuol dire che ci sono ancora meccanismi infettivi a noi sconosciuti che consentono queste ricadute, anche se l’infezione è certamente meno frequente e meno grave. In secondo luogo, abbiamo la sconsideratezza dei cosiddetti no vax, perché loro si ammalano ancora in forma molto severa. Infine, i bambini, che sono una fascia d’età ancora a rischio, specie per la trasmissione del virus. Dall’altra parte, però, abbiamo già oltre l’80% della popolazione vaccinata, con una piccola ma crescente quota a cui è già stata somministrata anche la terza dose. Ecco perché non mi aspetto una grande ondata, sebbene qualche problema lo darà senz’altro.



Per Sileri la quarta ondata in Italia è sotto controllo e avremo un Natale sereno, per l’Oms invece l’Europa rischia addirittura 500mila decessi entro febbraio. In questa lettura “conflittuale” della situazione a chi si sente di dare ragione?

Nessun conflitto. L’Europa, che ha assunto scelte assurde – basti pensare al Regno Unito, dove Boris Johnson il 19 luglio ha riaperto tutto come se niente fosse successo – è molto più a rischio dell’Italia, che invece si è mossa molto bene. L’intensificarsi della campagna vaccinale e l’introduzione del green pass ci pongono in una situazione molto più vantaggiosa rispetto ad altri paesi, come la Germania o l’Austria, per non parlare di quelli dell’Est Europa.

Rischiamo di importare una nuova ondata e nuove varianti dall’estero?

Certo. Continuano ad arrivare migliaia di persone, con i barconi dal Mediterraneo o attraverso i confini dall’Est, dove non sono state adottate efficaci e lungimiranti politiche di contenimento della pandemia, oppure sfruttando un traffico dei visti, come dal Bangladesh, dove il sistema della corruzione è molto esteso. Se non fermiamo questi flussi, rischiamo che tutto torni come prima, importando nuove varianti che si generano in paesi dove i tassi di vaccinazione sono molto bassi.

Diventa fondamentale l’azione di tracciamento e di quarantena?

Fondamentale, in primo luogo, fermare l’immigrazione, clandestina o legalizzata con la corruzione. Non mi pare, però, che questo governo lo stia facendo. Secondo: come sta giustamente chiedendo il premier Draghi, bisogna coinvolgere tutta l’Europa per attuare una politica comune di vaccinazione. Ma non è facile, perché nella Ue ci si continua a muovere in ordine sparso. E con i nazionalismi non si va da nessuna parte.

Si può parlare di pandemia dei non vaccinati? Esiste davvero o è una sorta di escamotage di politica sanitaria?

I non vaccinati sono evidentemente una popolazione a rischio, perché molto più infettabili dei vaccinati. Ma il pericolo arriva anche da chi non usa alcun tipo di precauzione, dal mancato utilizzo della mascherina al mancato rispetto del distanziamento. Se non lo si capisce, si mette a rischio la propria salute e quella degli altri.

Non è ancora il momento di abbandonare le mascherine?

Assolutamente no, è una precauzione che vale per tutti: la mascherina non uccide nessuno.

Può essere il momento di introdurre la vaccinazione obbligatoria?

No, a mio avviso si è arrivati al momento in cui una frangia minima di popolazione va contenuta con mezzi più severi.

Lockdown solo per i non vaccinati come in Austria? Idea auspicabile e praticabile?

Potrebbe essere, ma mi sembra una soluzione non molto diversa da quella dell’obbligo del green pass. Il green pass è un’ottima strategia, che non intacca i diritti di nessuno e consente una buona difesa della popolazione.

Giusto estendere il Green pass fino alla prossima estate? E ha ancora senso prolungare lo stato di emergenza fino a primavera 2022?

Non lo sappiamo.

In che senso?

Che lo vedremo solo cammin facendo. L’inverno è sì un periodo favorevole al virus, però potrebbero bastare due o tre mesi di stato di emergenza, perché magari nel frattempo arrivano anti-virali efficaci. Adesso non possiamo saperlo. E comunque lo stato di emergenza si può eliminare in qualsiasi momento: se finisce il pericolo, lo si revoca e basta. Ma guardare al futuro con un occhio prudente non è una colpa, è un merito.

Vaccinazione under 12: giusto procedere con decisione come chiede il ministro Speranza o meglio essere più prudenti?

Bisogna procedere il più speditamente possibile con le dosi ridotte, perché è una popolazione non tanto a rischio per se stessa, ma per la sua capacità di trasmettere il virus, specie in famiglia.

Non sarebbe allora il caso di vaccinare adulti e anziani?

Sarebbe una prova di forza, che potrebbe creare reazioni sfavorevoli.

Già 2 milioni sono gli italiani immunizzati con la terza dose. Perché vi si ricorre con un vaccino che presenta ancora le stesse caratteristiche di incertezza, quanto a sicurezza ed effetti collaterali, delle somministrazioni precedenti?

Bisogna distinguere. Le maggiori incognite riguardano i soggetti che hanno sviluppato la malattia, non quelli vaccinati.

Perché?

Chi ha preso il Covid mostra reazioni immunitarie più forti. Quindi, per costoro si può discutere sulla necessità o meno di sottoporsi alla terza dose. Per chi invece non si è ammalato di Covid, e quindi ha sviluppato molti meno anticorpi, non avrei dubbi a somministrarla. Meglio se preceduta da un’indagine sierologica.

Secondo il British Medical Journal, ripreso da Le Figaro, “Il gruppo Ventavia, incaricato da Pfizer di valutare l’efficacia del suo vaccino, ha ‘falsificato i dati’ e fornito un ‘monitoraggio ritardato degli effetti collaterali’”. Pfizer potrebbe essere travolta da questo scandalo? Il suo vaccino Comirnaty potrebbe fare la stessa fine del Vaxzevria di AstraZeneca?

Bisogna innanzitutto appurare come stanno le cose. Che si sia aperta un’indagine su questo è buona cosa, ma avrei qualche dubbio che ciò significhi arrivare automaticamente a quella conclusione. Se la falsificazione fosse confermata, getterebbe un’ombra terribile sulla casa farmaceutica. Mi meraviglierebbe però che Pfizer si sia prestata a un’operazione del genere.

Proprio la Pfizer e qualche giorno fa la Merck hanno annunciato le loro pillole anti-Covid. Quello degli anti-virali è un fronte promettente?

Prevenzione e cura sono due cose diverse, che non si escludono a vicenda, anzi vanno utilizzate entrambe. Sulla prevenzione, con i vaccini abbiamo compiuto un passo avanti enorme. Quanto agli anti-virali, sono la cura ideale in caso di contagio, perché spengono l’infezione. Sono un’alternativa da perseguire e da finanziare alla grande.

(Marco Biscella)

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