Una importante scoperta per debellare il Covid-19 arriva ancora una volta dall’Italia, in particolare da Milano, grazie al lavoro e allo studio condotto dal professor Carlo Federico Perno, direttore del reparto di Medicina di laboratorio dell’ospedale Niguarda. Dopo che in passato ci si era scontrati senza ottenere risultati sull’ipotesi che il virus avesse ceppi diversi, finalmente si è in grado di confermare, per quanto riguarda la Lombardia, che sì, la regione “è stata attaccata nello stesso momento da due ceppi diversi, uno nella zona centro-nord e uno nella zona meridionale, provenienti da porte diverse”, spiega Perno. È stato dunque “come due eserciti diversi che attaccano da più fronti nello stesso momento”, qualcosa di molto difficile da contenere. Infine, la scoperta sarà utilissima per il vaccino: “Possiamo confermare che il Covid è un virus che cambia pochissimo, che è l’elemento fondamentale per ottenere un vaccino: che non cambi”.



Già in passato si era parlato di ceppi diversi, qual è la differenza del suo studio? I due ceppi hanno la stessa carica virale?

Quello che è emerso dallo studio è che il virus ha una variabilità minima, è ancora molto, molto simile a quello originario.

Intende quello cinese?

È molto simile a quello cinese, ma in realtà già quello cinese ha avuto una piccola variante rispetto a quello europeo e il ceppo lombardo è simile a quello europeo. Però attenzione: stiamo parlando di varianti minimali.



Cioè?

Quello che siamo in grado adesso di definire è che sono ceppi leggermente diversi e possiamo tracciarne la storia. Ma queste differenze sono genetiche, non hanno nessun rilievo dal punto di vista clinico, sono virus tutto sommato molto simili, non sono diventati meno aggressivi, e quindi biologicamente parlando il virus rimane lo stesso.

Cosa può dire di quanto successo in Lombardia?

Tramite alcune tracce possiamo dire che è leggermente diverso, quindi il ceppo cinese è diverso da quello europeo e il ceppo lombardo è molto simile a quello europeo. A livello lombardo ci sono poi due linee di ceppi: uno emerso soprattutto nella zona centro-settentrionale della Lombardia, l’altro nella zona meridionale della regione.



Queste variazioni sono normali per tutti i virus?

Tutti i virus cambiano pochissimo, ma con tempi diversi da virus a virus: finora in sei mesi di osservazione la variabilità è minima, ma siamo adesso in grado di capire che ci sono ceppi diversi fra loro. Globalmente non si parla di evoluzione, si parla solo di differenze.

Torniamo alla Lombardia: perché due ceppi diversi e cosa è successo adesso che si può tracciare la storia del virus?

Dal punto di vista pratico il virus era presente in Lombardia da metà gennaio sia a sud che a nord della regione, quindi nello stesso momento. Quando è stata fatta a Codogno la diagnosi al primo paziente ed è stata istituita la zona rossa, il virus era già abbondantemente presente in tutta la regione, in particolare nella zona di Bergamo.

Questo significa che i virus agivano per conto proprio?

Sì, il virus non è entrato in Lombardia attraverso una porta sola, ma diverse. Io lo paragono a un esercito che attacca l’obbiettivo da punti diversi allo stesso momento.

Che implicazioni porta questa scoperta dal punto di vista del vaccino e dell’uso degli anticorpi?

Molte. Se il virus è variato pochissimo, questo è uno dei criteri fondamentali per avere un vaccino, cioè che un virus cambi pochissimo. Prendiamo ad esempio l’epatite C, che varia tantissimo e infatti non abbiamo un vaccino. Il vaiolo, la poliomielite, il morbillo, che se non fossimo degli incapaci sarebbe anch’esso debellato, sono tutti stati debellati. Il Covid può essere debellato con il vaccino. Abbiamo l’elemento fondamentale per debellarlo. Il vaccino è un altro discorso, ma il principio fondamentale, cioè che il virus ha scarsa variabilità, viene confermato.

(Paolo Vites)

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