Giuseppe Remuzzi, direttore dell’istituto “Mario Negri”, ha detto la sua circa l’inchiesta della Procura che ha messo sul banco degli imputati per le gestione del Covid in val Seriana a vario titolo l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana con l’ex assessore al Welfare Giulio Gallera, i presidenti dell’Istituto Superiore di Sanità e del Consiglio Superiore di Sanità Silvio Brusaferro e Franco Locatelli.



L’ha fatto attraverso le colonne del quotidiano “Avvenire” in edicola sabato 4 marzo 2023, dicendo: “Quello che è successo, tre anni fa, è una cosa spaventosa. Un virus mai visto, di cui nessuno al mondo sapeva niente, il viavai delle ambulanze, le telefonate dei pazienti, le troppe persone di cui occuparsi, le bombole di ossigeno che mancavano, i medici costretti a decidere chi far vivere e chi lasciar morire. Quello che succede ora, a mio avviso, è piuttosto incomprensibile: si procede cercando la colpa delle singole persone senza andare alla radice della questione […] Quello che è successo a Bergamo è successo a Lodi, a Monza, a Brescia e poi nel resto d’Italia. […]. C’è una cornice globale del problema che va presa in esame e, indipendentemente dai suoi contenuti, questa inchiesta non lo fa”.



GIUSEPPE REMUZZI: “IL COVID HA INCONTRATO IN ITALIA UNA SANITÀ DA TEMPO TRASCURATA”

Nel prosieguo della sua intervista pubblicata su “Avvenire”, il professor Giuseppe Remuzzi ha puntato il dito contro le condizioni del Servizio Sanitario Nazionale, quelle del periodo pandemico e quelle in cui attualmente versa. L’esperto ha evidenziato come il Covid abbia incontrato nel nostro Paese “una sanità trascurata per troppo tempo, del tutto priva di organizzazione territoriale, con gli ospedali impoveriti delle attività, demandate al privato, e la spina dorsale dei medici di medicina generale del tutto svincolata dalle governance regionali. Questo è stato il problema”.



Nonostante le carenze incontrovertibili, Remuzzi ha tenuto a sottolineare come la sanità italiana abbia tuttavia compiuto veri e propri miracoli, a tal punto che, tra i medici, c’è stato chi si è messo sulla prima linea dell’assistenza domiciliare, arrivando a sacrificare la propria vita nel tentativo di seguire i pazienti che non trovavano posto in corsia. Abbiamo avuto nefrologi e ortopedici che hanno imparato le manovre di assistenza respiratoria – ha rammentato l’esperto –. Abbiamo visto gli ospedali riconvertirsi in tempi record e organizzare reparti attrezzati per il Covid. Ma, quando l’emergenza è passata, ci siamo detti che le cose dovevano cambiare, che occorreva una riorganizzazione dei servizi. così da non farci trovare più impreparati di fronte a un’altra pandemia”.

GIUSEPPE REMUZZI: “DOPO IL CORONAVIRUS, NULLA È STATO FATTO. ARRIVERÀ UN’ALTRA PANDEMIA”

Il punto, ha continuato su “Avvenire” Giuseppe Remuzzi, è che nulla di ciò che era stato paventato è poi stato fatto: “Servono distretti, case di comunità, ospedali di prossimità. Serve il coinvolgimento decisivo dei medici di famiglia, nonostante anche dopo il Covid – sembra incredibile – siano tornate a farsi sentire proteste e obiezioni dettate da interessi corporativi. Servono un’attenzione specifica e percorsi dedicati per gli anziani. In altri Paesi del mondo, dove la pandemia ha fatto gravissimi danni come da noi, ci si è già organizzati o perlomeno si è cominciato a farlo”.

È anche per questo, a giudizio del professor Remuzzi, che l’inchiesta di Bergamo appare incomprensibile: chiunque si fosse trovato al posto degli accusati si sarebbe visto scaricare addosso la colpa dell’accaduto. Il nocciolo di tutta questa questione, ha chiosato, è che trovando il colpevole o i colpevoli non si renderà giustizia alle vittime. Questo accadrà soltanto impedendo che possa replicarsi in futuro quanto abbiamo vissuto: “L’inchiesta è senz’altro un atto dovuto, è comprensibile e logico cercare di capire cosa è successo – ha chiosato il direttore del ‘Mario Negri’ –. Mi ripeto: è incomprensibile che venga fatto soltanto per Bergamo. Le persone sono morte dappertutto, dentro e fuori dall’Italia. La nostra sanità. invece. deve cambiare, e in fretta. Arriverà un’altra pandemia, questa non è un’eventualità, ma una certezza. Non deve trovarci impreparati”.