Nel momento in cui si stava andando verso la fine della emergenza sanitaria con la pandemia quasi alle spalle, pronti allo sforzo per dar corso ai piani di ripresa post-pandemica, ecco l’irrompere della guerra in Ucraina a scuotere fortemente i mercati. 

L’evento bellico, oltre allo sgomento e alle drammatiche conseguenze umane e materiali, mette sottosopra e rende incerte tutte le prospettive economiche. I piani di ripresa, che già dovevano tener conto della crisi sulle materie prime e della risalita di una consistente spirale inflazionistica, sono rimessi in discussione. 



In questa fase di alta volatilità aumentano i dubbi e le preoccupazioni dei risparmiatori e degli investitori, molte sono le domande per il settore finanziario e per gli intermediari sul ruolo da giocare all’interno e sul futuro della società. Gli operatori si interrogano su come districarsi tra guerra, tassi, inflazione, un impatto differenziato e di grande incertezza nelle diverse aree del mondo. 



Ci troviamo di fronte a una congiuntura sotto molti profili inedita e imprevista. Negli ultimi decenni tutte le condizioni critiche avevano la loro origine nel sistema economico e/o finanziario. La situazione odierna combina invece due fattori esogeni: quello sanitario e quello bellico che si sono legati fra di loro con il primo non ancora risolto e il secondo con scenari oltremodo rischiosi e non leggibili al momento. 

È chiesto a tutti un compito più grande e impegnativo. Come già nella pandemia siamo davanti a tempi e scelte difficili ma non impossibili, sperando in primo luogo di evitare un crescendo del conflitto che porterebbe solo conseguenze disastrose e inimmaginabili.



Le stime circa l’impatto della guerra dipendono dall’evoluzione dello scenario, a seconda della durata e dell’intensità della crisi le ripercussioni sull’area euro rischiano di diventare davvero rilevanti mettendo l’economia europea fortemente a rischio. La crescita del Pil potrebbe avere un impatto negativo tra lo 0,6% e l’1,1 % per il 2022 e sino allo 0,9 %per il 2023, in valori assoluti una minore crescita tra gli 80 e 230 miliardi.

L’inflazione, poi, tra aumento del costo della vita e il rialzo dei tassi, frena la ripresa dei consumi post-Covid, taluni studiosi temono un quadro caratterizzato da stagflazione, un fenomeno economico dove si registra elevata inflazione e bassa crescita economica, se non nulla. 

Cambiano quindi le prospettive e gli scenari, rallenta e si mette in stand by anche il riordino del settore bancario italiano ed europeo, che diverse volte abbiamo osservato e indagato sulle colonne di questo giornale, nonostante la mossa di Crédit Agricole che, già presente sul mercato nazionale da diversi anni, a inizio aprile ha acquisito il 9,18 % di Banco Bpm e si appresta a diventare un player di primissimo piano. 

Un sistema bancario nazionale che, in un contesto esterno come quello attuale, ha un ruolo fondamentale nella tenuta di quello economico e sociale, così come la funzione strategica della finanza, della consulenza finanziaria prestata a privati, famiglie e imprese da parte di intermediari e consulenti. Il compito che hanno in questo periodo i soggetti abilitati e gli intermediari (persone fisiche e giuridiche) è più che mai quello di aiutare e guidare le persone, le famiglie e le imprese nel non creare corti circuiti e far funzionare la società, finanziariamente parlando. 

Già dopo lo choc della pandemia, era emerso chiaramente come gli investimenti siano essenziali non solo per preservare la ricchezza dei risparmiatori, ma anche per contribuire al rilancio del Paese con soluzioni per aiutare i risparmiatori a superare eventuali paure e orientare correttamente le proprie scelte di investimento. Da qui l’importanza della formazione e dell’educazione finanziaria, la finanza comportamentale, il ruolo che la tecnologia può svolgere per superare le barriere e favorire la diffusione di nuovi strumenti. Alla pandemia e alla guerra si aggiungono invecchiamento della popolazione, produttività e salari in ribasso, difficile accesso al lavoro delle nuove generazioni, minori coperture pensionistiche pubbliche: sul futuro finanziario delle famiglie italiane rischia di profilarsi una tempesta. 

A due mesi e mezzo circa dall’inizio della guerra, condizioni differenti, è quindi utile distinguere le classi di risparmiatori/investitori proteggendo in particolare quelli più deboli, controllando i rischi di chi può esporsi in base alla dimensione della propria ricchezza. La prima cosa da fare è quella di non compiere scelte dettate dall’emotività e dalla paura in materia di timing e di diversificazione del rischio: l’effetto gregge è l’errore più facile da fare pagando nel tempo poi le conseguenze. 

Vi è poi la necessità di recuperare la liquidità rispetto alla crescita dei prezzi e la caduta di reddito disponibile così come valutare il proprio stato debitorio (mutui e prestiti) e mantenere l’equilibrio della situazione finanziaria. La grande quantità di liquidità parcheggiata nei conti correnti sta forse giungendo al termine a causa dell’inflazione, così com’è utile guardare alla convenienza verso alcune classi di investimento. 

Elenco solo alcuni spunti, a titolo esemplificativo di alcuni fattori che si intersecano in questo quadro, che avrebbero bisogno ognuno di un proprio specifico approfondimento: il ruolo del mercato azionario e quello immobiliare, quello delle banche centrali, la Bce e la Fed, l’industria del risparmio gestito, l’uso di alcuni dei tanti strumenti finanziari come i piani di risparmio, i Pac, la scelta del segmento SRI e fondi con le caratteristiche Esg. 

Orientarsi in questo mondo è sempre più difficile. Tutto ciò consiglia come non mai l’aiuto costante di una buona consulenza finanziaria, nelle sue varie forme, un dato non ancora acquisito nelle classi più deboli dei risparmiatori. Un mercato quello della consulenza finanziaria in forte evoluzione anche in Italia, i Paesi finanziariamente più evoluti (Stati Uniti, Inghilterra) mostrano come la consulenza finanziaria indipendente sia il modello principale ricercato da risparmiatori e investitori. Le sezioni dell’Albo che riguardano il modello fee only in Italia hanno avuto una crescita del 41% nel 2021, anche se il distacco dal mondo della promozione finanziaria classica (fatto dalle banche e dalle reti) è ancora notevole. 

A tal riguardo è appena appena uscito, il 5 maggio 22, il libro del Sole 24 Ore “La consulenza finanziaria indipendente. Come gestire gli investimenti con l’aiuto di un professionista” Proveremo a capire meglio, con l’intervista in un prossimo articolo agli autori, l’importanza della “pianificazione” sui prodotti di investimento che si trovano nei portafogli e gli strumenti efficienti per il raggiungimento degli obiettivi, la conoscenza degli strumenti di investimento, la consapevolezza di rischi e costi dei prodotti finanziari. E i benefici di un modello – la consulenza Fee-Only – dove il consulente è libero da banche e società prodotto, pagato a parcella (come i commercialisti e gli avvocati). 

Un ruolo significativo potrà essere svolto dal risparmio gestito, un patrimonio cresciuto enormemente a livello globale e che in Italia a fine 2021 aveva raggiunto 2. 594 miliardi di euro. Questa industria, dal 10 al 12 maggio si ritroverà a Milano per il 12° Salone del Risparmio, un evento organizzato da Assogestioni, dal titolo “Umano, Responsabile, Digitale” per affrontare ed indagare con sette percorsi tematici: l’Asset allocation, i mercati privati e l’economia digitale, la distribuzione e la consulenza, sostenibilità e capitale umano, previdenza complementare, educazione e formazione, innovazione e digitalizzazione. 

Pandemia, guerra, inflazione vengono a incidere pesantemente e accompagnano un cambiamento e una trasformazione già in atto nello sviluppo economico e sociale, in evoluzione tra transizione sostenibile, rivoluzione digitale, contrasto al cambiamento climatico e alle disuguaglianze sociali. 

Se oggi tutte le attività economiche vengono chiamate a ripensare i propri modelli, anche il risparmio e l’industria del risparmio gestito devono orientarsi sempre di più verso una sorta di “capitalismo degli stakeholder”, perseguendo obiettivi di impatto positivo sulla società.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI