Cifre spaventose, quelle che arrivano dall’Iran e che spiegano bene come alcuni paesi siano sprofondati nella pandemia di Covid-19: 25 milioni di contagiati che in autunno con il ritorno del virus potrebbero diventare 35 milioni, asintomatici inclusi. Lo ha dovuto ammettere lo stesso presidente Rouhani. Le cifre ufficiali parlano di circa 14mila deceduti e 273mila contagi, ma per un paese non democratico come l’Iran potrebbero essere raddoppiate, ci ha detto Rony Hamaui, professore a contratto presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e presidente di Intesa Sanpaolo ForValue. “Numeri che sono simili a quelli degli Stati Uniti e di tutti i paesi quando al governo ci sono forze populiste e demagogiche che non seguono il problema con la prudenza che la scienza richiede. L’Iran è un esempio, ma non il solo”.



L’Iran è un paese conosciuto come moderno. Come mai questa situazione?

Cominciamo dall’inizio. L’Iran è stato uno dei primi paesi colpiti, il primo caso venne segnalato già il 19 febbraio. Questo si spiega con i rapporti molto stretti con la Cina. C’è stata una prima ondata molto forte con un picco a metà di aprile, sembrava che le cose dovessero rientrare, poi c’è stata una seconda ondata a maggio. I numeri non sono chiari in nessun paese, ma in un paese come l’Iran sono meno chiari.



Quindi? Di che numeri dobbiamo parlare?

Ufficialmente i casi sono 300mila con 15mila morti.

Che sono comunque tanti.

Ricordiamo per inciso che l’Iran ha una popolazione di 84 milioni di abitanti, i morti in realtà sono pochi le stime non ufficiali parlano di 40mila morti. L’Iran è un paese con una percentuale di giovani molto alta, le conseguenze potrebbero essere inferiori di altri paesi con molti anziani. Resta il fatto che l’Iran è il paese del Medio oriente con il maggior numero di casi.

Perché?

L’Iran è da una parte moderno, dall’altra arretrato. Ma l’arretratezza non spiega tutta la situazione. All’inizio il regime diceva che il virus era una cospirazione americana o israeliana. Poi 3.600 persone sono state arrestate con l’accusa di diffondere informazioni “tendenziose”.



Cioè più veritiere di quelle de regime?

Esatto. La stampa poi è stata censurata del tutto, c’è stato un lungo periodo di blocco in un paese dove la stampa già non è libera; ci sono state rivolte nelle prigioni. Una situazione molto complessa. A tutto questo vanno aggiunte le sanzioni, che hanno giocato un ruolo nella possibilità di avere respiratori e medicinali e che hanno contribuito ad appesantire la situazione. L’Iran ha chiesto che le sanzioni venissero alleggerite durante la pandemia ma il governo americano è stato inflessibile.

Le misure restrittive non hanno funzionato?

Sono state tolte troppo presto per cavalcare l’ideologia del “siamo forti siamo vincitori”. In tutti i paesi la gestione Covid ha avuto forti connotati politici, ma in un paese non democratico questi elementi hanno pesato molto di più. Senza fare paragoni fuorvianti, negli Usa è successa la stessa cosa. Si verifica quando al governo ci sono forze populiste e demagogiche che non seguono il problema con la prudenza che la scienza richiede.

L’Iran sta firmando un trattato che lo getterà nelle braccia cinesi. Come cambierà il quadro geopolitico della regione con la presenza cinese?

La Cina è molto interessata a trovarsi un alleato come l’Iran per il petrolio e la localizzazione strategica. Le sanzioni in atto aiutano la Cina ad avere un ruolo più importante. Va poi detto che per la prima volta nella sua storia l’Iran ha chiesto aiuto al Fondo monetario internazionale chiedendo un prestito che non è stato concesso per pressioni americane. Però l’Iran ha dimostrato, pandemia a parte, di riuscire a resistere molto meglio di quanto gli americani si aspettavano.

Siamo dunque in una situazione di transizione?

Come andrà a finire la storia del Covid non è chiaro e se venisse scoperto un vaccino la distribuzione a miliardi di persone sarebbe molto complicata. Qualche criterio politico ci sarà. Ma come si fa dal punto di vista umanitario a tagliare fuori un paese intero?

Il suo scenario?

È molto difficile fare delle ipotesi. Nella peggiore, 35 milioni di contagiati, una seconda ondata di virus, il petrolio che torna a crollare. Anche lo scenario migliore in una situazione geopolitica così complessa impone scelte molto complicate. Se gli americani scoprissero il vaccino, dubito che lo darebbero ai cinesi. Purtroppo il clima di cooperazione internazionale si è molto deteriorato.

(Paolo Vites)

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